martedì 19 febbraio 2008

4° Biblico: Cantico dei Cantici

Appunti della lectio divina del 8/2/08
con don Cesare Pagazzi

Cantico dei Cantici, Tutto il capitolo 5 (leggi)
fino a Ct 6,2



Continua anche in questo capitolo l'alternanza costante tra vicinanza e allontanamento, tra dolce sintonia e sgradevoli incomprensioni. La scena inizia verso sera: Lei è ormai a letto, già lavata e svestita, quando Lui arriva, e le chiede di entrare, di poterla vedere. Il suo arrivo è improvviso, ma non inatteso: la donna già si era profumata di mirra (v. 5), il profumo dell'amore, degli sposi.

Lui bussa alla porta, questo gesto che è presenza, a volte disturbo, ma sempre un gesto delicato perché consente all'altro di far finta di non esserci. Anche Gesù, nell'Apocalisse, dirà "Io sto alla porta, e busso: se volete, ceniamo insieme": Gesù sarà come il Diletto, innamorato ma mai impositivo.

Ma l'amata non risponde subito positivamente alle richieste: lamenta il fatto che non è vestita, e che si sporcherà di nuovo i piedi sul pavimento di terra battuta, se dovesse andare ad aprire la porta. E' questo un gesto non necessariamente di scontrosità, ma si tratta di quelle schermaglie amorose che sono così tipiche di ogni relazione amorosa, umana ma anche animale: il maschio si fa avanti, e all'inizio riceve solo graffi, rifiuti; solo se insiste viene alfine accettato come compagno: l'amore va voluto fortemente, conquistato, non è facile come comprare qualcosa in un supermercato. La schermaglia è anche un modo per capire quanto l'altro effettivamente tenga a noi: se desistesse subito, che affidabilità avrebbe?

Purtroppo in questo caso nasce l'equivoco: Lui pensa di essere di disturbo, e se ne va, pensando di agire galantemente. Forse è ingenuo, ma comunque in buona fede; e Lei fa la preziosa, ma cercando di rafforzare la loro unione. Non c'è niente di sbagliato, ma da due buone intenzioni nasce un problema: la lontananza, da nessuno dei due desiderata - tanto è vero che Lei corre ad aprire, lo chiama, lo cerca in giro per la città. E' solo la natura delle relazioni, fatte di momenti di perfetta sintonia ma molto più di un faticoso cercarsi, e spesso, non trovarsi.

Occorre quindi avere una certa "furbizia" del carpe diem: saper cogliere l'occasione quando arriva, cercando sempre l'altro e restando pronti ad un suo eventuale arrivo. Così è anche nel rapporto con Dio, che a volte sentiamo lontano: non è che magari vuol farsi cercare, per testare il nostro amore?
E infatti l'atteggiamento tipico del cristiano è la ricerca, e spesso una delle tentazioni ricorrenti, veramente diabolica, è quella di sentirsi arrivati, di non sentir più il bisogno di cercare Dio.

Il capitolo procede con la ricerca dell'amato: Lei corre per la città, di notte, e contro il buon costume. Viene così vista dalle guardie e scambiata per una prostituta, e trattata come tale, cioè percossa ed esposta al dileggio. Così è l'amore: per il nostro Amato noi siamo anche disposti a mettere a rischio la nostra stabilità, e questo a volte porta problemi, figure meschine, sofferenze anche. Cose che non incontreremmo se non amassimo: amare porta con se anche il dolore, inevitabilmente: un prezzo da pagare per vivere davvero la vita.

Avanti nel capitolo la donna descrive la bellezza del suo amato, nel tipico linguaggio biblico, pittoresco e ricco di immagini che si rifanno alle cose concrete, che ognuno vede tutti i giorni (almeno a quell'epoca in Israele). E infine ecco, colpo di scena: "[2] Il mio diletto era sceso nel suo giardino fra le aiuole del balsamo a pascolare il gregge nei giardini e a cogliere gigli". Insomma lui è di nuovo lì, improvvisamente e nonostante tutto il cercare. L'effetto è disorientante, illogico, ed è esattamente questa la natura dell'amore, con vicinanze e lontananze che si susseguono senza soluzione di continuità, imprevedibili, proprio per la natura stessa della relazione.


Altri spunti:
- Gli ormai diffusissimi manuali all'americana del tipo "I 10 modi per sedurla" lavorano sulla persona media, cercando fattori comuni, proponendo un "vocabolario" di base della relazione affettiva, facendo risparmiare lo sforzo di cercar di capire l'altro (almeno per un incontro superficiale). Ma non riusciranno mai a funzionare del tutto, perché per fortuna siamo tutti diversi e quindi non esistono regole universali e garantite.
- E' bello notare come l'amore sia così forte e travolgente da non potersi contenere in una stanza privata, ma esploda nella sua forza per allargarsi, raggiungere la piazza e abbracciare tutta la città.
- E' interessante confrontare la concezione che della coppia ha il mito platonico con la Bibbia. Per il filosofo greco gli dei punirono l'uomo dividendo la perfetta unità in due parti, uomo e donna, ognuna imperfetta e destinata a penare tutta la vita alla ricerca dell'altra metà; per la Bibbia, invece, la diversità è premio e ricchezza, e l'unione permette di creare qualcosa di più unendo la diversità.

Francesco Grossi

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