giovedì 15 gennaio 2009

Lettere da Milano: Il catechismo di Faber

Lettere da Milano”

Il catechismo di Faber


Sono passati dieci anni dalla scomparsa, troppo prematura, di Fabrizio De Andrè, Faber, come lo chiamavano gli amici.

Chi vi scrive, dieci anni orsono, De Andrè non lo ascoltava ancora, è uno di quegli ascolti tardo adolescenziali, che però una volta fatti appassionano e lasciano il segno nella vita di una persona.

In questi giorni di ricordo tutte le radio, i giornali e le televisioni hanno dedicato spazio alla voce di Fabrizio De Andrè, e mi sembra giusto ricordarlo anche in questo piccolo nostro spazio che ha provato a volte a raccontare temi che stavano molto cari a Faber.

Ha cantato tutte quelle vite e tutti quegli aspetti della vita che sono parte integrante della natura umana, senza giudicare, accettando con la pietà.

I protagonisti: amore, donne guerra, morte, giustizia, preghiera, suicidi, ultimi, Dio, prostitute, zingari.

Un quadro realista, un affresco della realtà, perché De Andrè è stato così, è così, non ti lascia con l’amaro in bocca raccontando di questi temi, fa pensare, mette in crisi, noi che spesse volte siamo solo avvezzi a giudicare e che facciamo fatica a viaggiare in direzione ostinata e contraria.

Ed è vero, come è stato ripetuto in questi giorni che i testi di De Andrè sono come La Divina Commedia o come i Promessi Sposi, in ogni momento della nostra vita ci regalano qualcosa di diverso, nuove emozioni, sempre e comunque forti.

Come non pensare a tanti personaggi evangelici dallo stesso Gesù alla Samaritana, dal buon ladrone a Maria, quando si ascoltano i testi della Buona Novella o di Anime Salve.

I suoi personaggi appaiono ricchi di una fragilità che ce li rende cari, come nel Vangelo, personaggi capaci di coinvolgerci e di indurci a cercarli fra i vicoli della Città Vecchia e nelle periferie, quanti Michè, Marinella, Bocca di Rosa…

Faber non ha mai negato Dio, ha sempre provato a cercarlo, ad interrogarsi su Dio, non era un ateo militante, semplicemente cercava in maniera incessante, voleva vedere Dio attraverso gli ultimi che raccontava; spero che lui sia riuscito a vederlo, sicuramente a noi ha aiutato nell’osservazione.

Nessun altro autore di canzoni del Novecento italiano, nella sua opera, ha toccato così profondamente il problema di Dio, il mistero di Gesù di Nazareth, la coscienza di chi ha fede, i dubbi dei non credenti.

Ancora e sempre grazie Faber, per averci spronato a viaggiare in direzione ostinata e contraria e per averci regalato la realtà, dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior.


Andrea Ripamonti

2 commenti:

Anonymous ha detto...

La ringrazio per Blog intiresny

Anonymous ha detto...

imparato molto

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