venerdì 5 ottobre 2007

Quando la terra ha un sapore particolare

Il lago di Galilea

[Articolo scritto per Il Cittadino dopo il pellegrinaggio Fuci Lombardia in Terrasanta]

Siamo stati tutti ripagati dalla generosità della Terrasanta. Al rientro dal pellegrinaggio, torni
amo ai nostri gruppi FUCI (Federazione Universitaria Cattolica Italiana) e MEIC (Movimento Ecclesiale d'Impegno Culturale) e alla vita di Lodi con la voglia di condividere l'affastellarsi dei ricordi e delle esperienze di ognuno. Proponiamo qui tre cartoline scritte a sei mani, tre piccoli assaggi di questa Terra saporita.

"...Terra di segni cari a cristiani, ebrei, musulmani: dal Santo Sepolcro al monte delle beatitudini sul lago di Galilea, dal commovente Muro del Pianto alla stupenda moschea di Omar, sulla spianata del tempio. Segni della fede che attraversa i secoli facendosi beffe del tempo che incartapecorisce; mattoni e roccia da tastare per concretizz
are certa alta teologia, come il bacio suggella una dichiarazione d'amore.
T
erra dei cinque sensi, colpiti con forza inaspettata: dall'odore inebriante di fiori e frutta e bestie e uomo portato dal caldo vento del Mar di Galilea, dall'abbacinante candore della Città Santa di mezzogiorno, dal sapore sommesso del pane che stempera il tambureggiare delle spezie onnipresenti, dalla viscosità quasi oleosa dell'acqua del Mar Morto e dalla freschezza di un'acqua di sorgente nel torrido meriggio, dalla dissonante caciara del mercato di Gerusalemme, brulicante d'umanità.
Terra di contrasti vivi, sanguinanti, testimoni del suo valore: terra amata e perciò contesa. I litigi delle varie confessioni religiose per il possesso anche di un solo angoletto di questa terra santa, la lotta per una Casa tra israeliani e palestinesi, i militari col kalashnikov che presidiano i luoghi più cari alle religioni, il quartiere ebraico lindo e tranquillo vicino al quartiere arabo, chiassosa e sporca sede del mercato, e la confusione rumorosa ed estremamente prosaica che permea il Santo Sepolcro: tutto in questa terra è contrasto. Ma di che meravigliarsi? L'umanità è una ridda di contrasti, e in questa diversità si può cogliere un'armonia insospettata, un'armonia inequivocabilmente umana."

Un tuffo nelle fresche acque di un'oasi nel Neghev

"...La Terrasanta occupa un territorio di dimensioni modeste – paragonabile ad alcune delle nostre regioni italiane – ma è allo stesso tempo ricchissima e generosa, perché si presenta al pellegrino con una varietà di paesaggi, climi, colori e aromi differenti che non smettono mai di stupire e affascinare: la vasta severità del deserto di Zin, il profilo arroccato dei dintorni di Nazaret; il caldo torrido e secco di Masada, l’afa del Mar Morto; il verde acceso di un’oasi nel deserto, il rosa perlaceo di cui si tinge Gerusalemme al tramonto; l’odore intenso delle spezie che investe chi attraversa il mercato arabo, l’aroma salmastro della brezza a Cesarea Marittima, lungo la costa.
Eppure la Terrasanta non è solo un mosaico di ambienti differenti, poiché ovunque riecheggiano i passi del Cristo; qui finalmente quei luoghi in cui Dio si è fatto carne per incontrare l’umanità, nominati tante volte dai Vangeli, assumono una collocazione e una fisionomia ben precise.
Ma quanto è difficile udire quei passi durante la via crucis che si snoda attraverso le viuzze della città vecchia, poiché la loro eco è sovrastata dai rumori del mercato, dallo stesso indifferente vociare che deve aver accompagnato la passione di Gesù, nella salita verso il Calvario."

Vista del Neghev da Mizpe Ramon, cittadina nel deserto

"...La mia memoria è stata impressionata in modo sgangherato, o meglio è stata implicata in una maglia di geografie tattili che mi parlano di un intersecarsi di paesaggi diversi e sfrangiati, in cui la dolcezza femminina e sapida della Galilea non fa in tempo a riportarmi al cuore, che già mi trovo anticipata, ricordata alle pareti e polveri del deserto del Neghev, appiattita contro i costoloni d’ombra degli scavi di Cafarnao, fra la Sinagoga del Vangelo di Marco e la casa di Pietro. Alla cornice del villaggio di pescatori, raccolto e petroso, tanto affiatato al secolo di Cristo, si contrappone la cacofonia incontenibile di Gerusalemme, fitta di indicazioni bilingue: l’arabo sciolto e corsivo e l’ebraico, composto da caratteri simili a stampini per biscotti. In salita o in discesa, a confondersi tra penombre, ginocchia e candele nel Santo Sepolcro, oppure a spartire vociare di ogni sorta e colore verso il mercato. Gerusalemme, controversia di Porte e convergenza di approcci, di falcate altrui. Martella in me, vivido, l’intarsio dei banchetti variopinti e sboccati, a portata di passante e di immondizia a ridosso della Porta di Damasco, gestito dai mercanti del quartiere arabo, entro le mura della città vecchia. La Gerusalemme del mio cuore e dei miei sguardi trasborda, a lunghi tratti indecifrabile, eppure tutta cucita e trapuntata, quasi fosse una toppa di tessuti, fili e perline, un arazzo che, svenduto a richiesta o per dieci euro, dissuade le mie fumose nostalgie e si lascia stropicciare."

Francesco Grossi
Francesca Bravi
Monica Guida

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