venerdì 4 gennaio 2008

Incontro Regionale a Pontida

Chi era S. Benedetto da Norcia? Che cosa ha fatto di così importante? Attorno a queste domande si è svolta, sabato 15 dicembre presso l’abbazia di Pontida (Bg), la giornata di studio per i gruppi Fuci della Lombardia.

Ci ha aiutato a scoprire la vita e le opere di questo santo il prof. Alessandro Ghisalberti, docente di “Storia della filosofia medievale” e di “Filosofia teoretica” all’Università Cattolica di Milano, supportato dal nostro don James che tra l’altro collabora con il prof. nella stessa università.

Mentre la mattinata è stata dedicata all’esposizione del professore, il pomeriggio è stato speso per la discussione nei gruppi; ovviamente nel mezzo c’è stato il pranzo perché, anche se non di solo pane vive l’uomo, senza quello non vive proprio.

Ma cosa ci siamo portati a casa da questa giornata? Facciamo una sintesi di quello che è emerso: S. Benedetto (480-550 ca.) si trovò ad affrontare un’epoca di forti cambiamenti dopo il crollo dell’impero romano d’occidente (476); periodo caratterizzato anche da grossi problemi di convivenza tra pagani e cristiani. Per affrontare questa situazione decise di vivere con radicalità il Vangelo: fu così che abbandonò gli studi a Roma (forse in questo non è da imitare) e si ritirò a vita solitaria a Subiaco. Venne raggiunto da molti compagni che organizzò in 12 comunità e nel 529 si trasferì a Montecassino dove costituì una nuova comunità monastica più nettamente all’insegna della fraternità e per la quale compose la famosa Regola (questa riprendeva largamente un’altra regola diffusa nel monachesimo di allora: la Regola magistri).

Nelle intenzioni di S. Benedetto la Regola aveva come obiettivo quello di consentire l’applicazione del Vangelo nella vita quotidiana. Si tratta, in sintesi, del famoso “ora et labora” che può anche essere tradotto in “la croce, il libro e l’aratro”. La croce sta ad indicare la milizia, la sequela di Cristo; il libro indica la lettura costante della Regola e della Bibbia, quindi la preghiera; l’aratro il lavoro.

Tuttavia il semplice rispetto della Regola non basta: per vivere secondo il Vangelo è necessario condividere la propria vita con gli altri, vivere in comunità. Gli altri non per forza sono quelle persone con cui scegliamo di stare perché affini e simili a noi, ma anche quelle persone che il Signore ci mette sul cammino.

Infine il rispetto e l’applicazione della Regola comportano alcune importanti conseguenze:

- l’obbedienza;

- il tempo scandito dalla preghiera;

- l’ospitalità;

- il discernimento nelle questioni quotidiane, non ultime quelle economiche.

Concludendo, il primo paragrafo del libretto S. Pagliaroli (a cura di), “San Benedetto; spiritualità e devozioni. Santa Scolastica”, Edizioni Villadiseriane, riassume bene l’importanza di questo santo: “San Benedetto è considerato il padre del monachesimo occidentale. Si deve in gran parte ai numerosissimi monasteri che adottarono la sua regola il fatto che l’Europa fosse penetrata dal nuovo stile cristiano e si formasse una nuova civiltà, diversa dal paganesimo classico e romano, la quale fu detta giustamente Christianitas (pag. 3).”.

Ettore (FUCI Bergamo)

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