giovedì 14 maggio 2009

Dialogo nel buio: Introduzione

Riportiamo un racconto della bellissima esperienza fatta con il gruppo FUCI a Milano, partecipando all'iniziativa "Dialogo nel buio", dove si visita a gruppi un mondo completamente al buio, guidati da non vedenti. Ci sentiamo di consigliare l'esperienza a tutti, e buona lettura!

______________________________________


Monica:
Ho voluto accompagnare i miei amici in questa particolare esperienza per realizzare un mio, ma anche un loro desiderio, quello di provare a comprendere come chi conduce un'esistenza ad occhi chiusi possa vivere la propria quotidianità. Tutti hanno provato almeno per un minuto della loro vita a rimanere nell'oscurità più totale, ma certamente nessuno ci si è mai ritrovato per più di un'ora e nemmeno ha mai immaginato quali sensazioni si possano provare affrontando questa situazione. Il percorso "Dialogo nel buio" si è rivelata a questo proposito un'occasione ideale.

Matteo:
All'inizio sono ancora presenti alcune deboli luci, per poterci abituare al buio, ma dalla seconda stanza l'oscurità è totale. L'impatto sembra essere da subito un ostacolo insormontabile, ma ben presto ciascuno comincia a vivere questa esperienza in modo diverso: c'è chi lo prende come un gioco, chi tenta di farsi bastare gli altri sensi e magari, come me, trova conforto nel contatto con una parete; c'è anche chi la prende meno bene e vive il percorso come una brutta esperienza, non vedendo l'ora che finisca.
In quella stanza ci attende Ivano, la nostra guida, senza il quale non avremmo mai potuto fare il percorso: senza poter vedere, tutte le direzioni sono uguali e anche passare da una stanza all'altra diventa un'impresa.
Ivano ha una voce giovanile e ci accorgiamo subito che è un esperto del percorso: sa come muoversi, dove trovarci e sa anche che non è facile per noi aver perso il più usato dei nostri sensi, infatti prima di avventurarci nella stanza successiva passiamo un po' lì, a chiacchierare e a farci forza l'un l'altro.
Il percorso vero e proprio non è nulla più che una serie di stanze in cui sono riprodotti gli ambienti in cui viviamo normalmente: c'è il parco, con l'erba, gli alberi e perfino una mucca, ci sono la casa, la città, caotica e disordinata, il porto e infine un bar, in cui prendere da bere e sedersi un po'.
Il buio rende misterioso anche il luogo più famigliare, ci impedisce di muoverci liberamente e rende difficile ogni cosa; ma lo viviamo come un gioco e allora è perfino divertente, tanto più che siamo in gruppo e ci si aiuta a vicenda.
In tutti questi ambienti siamo immersi nei suoni, dal piacevole canto degli uccellini nel parco al frastornante rumore della città, fra macchine che sfrecciano e un martello pneumatico che fracassa i timpani.
Anche il tatto assume un'importanza tutta nuova come unico strumento per relazionarci alle cose inanimate e non solo le mani ma anche i piedi ci danno informazioni preziose.
Il percorso è quasi finito e, seduti al bar, parliamo un po' fra noi e con Ivano, che ci spiega come sia difficile giudicare dalla voce l'età di una persona. Lui ad esempio, che io credevo meno che trentenne, ne ha cinquantuno, di anni.
Quando infine è il momento di uscire non sono dispiaciuto: è stato bello, ma comincio ad avere mal di testa per lo sforzo di vedere al buio (mi rendo conto che, pur essendo del tutto inutile, ho tenuto sempre gli occhi aperti) e mi manca la luce.
Fuori, vediamo per la prima volta Ivano, un uomo di mezz'età, con la camicia e il maglione legato in vita. Sono certo che pochi di noi ne avevano indovinato l'aspetto e mi chiedo come sarebbe rifare il percorso alla luce.
Forse i luoghi prima enormi e misteriosi non sarebbero diventati altro che stanze piccole e insignificanti e allora sono contento di non poter tornare dentro e di mantenere nella mente quelle sensazioni sconvolgenti e bellissime allo stesso tempo.

Monica:
Per me, invece, si è trattato facendo questo percorso di vivere una situazione normalissima, in quanto ogni giorno della mia vita è un "Dialogo nel buio" nel quale realmente mi ritrovo a dover superare mille difficoltà (attraversare strade, camminare senza sapere ciò che sta davanti a me, compiere i gesti più pratici, lottare contro l'indifferenza di tanti... Allo stesso tempo però proprio il buio mi rende forte, aumenta la fiducia in me stessa e negli altri, mi aiuta ad apprezzare e conoscere le meraviglie del mondo sfruttando al massimo gli altri sensi. È stato quindi positivo che io insieme ad Ivano sia riuscita a guidare i miei amici, invertendo almeno per un'ora i ruoli.

Monica Groppelli e Matteo Migliorini 



1 commento:

Anonymous ha detto...

quello che stavo cercando, grazie

Posta un commento