venerdì 27 novembre 2009

2° Teologico: La Gola

Appunti dell'incontro teologico del 13/11/2009
con don Cesare Pagazzi

Vizi e virtù: La gola


Continuiamo il nostro viaggio tra i vizi capitali, in quest’incontro viene trattato il vizio della gola.

Quest’ultimo è di solito visto come un vizio “simpatico”, tanto che non verrebbe da farlo rientrare nella lista dei peccati capitali (la cosa buffa è che in questa lista non compare per esempio l’omicidio, peccato considerato grave), ma è presente in quanto sta all’origine di altre fragilità/mali. La gola può generare paure, alcuni esempi:


- la paura che ti rubino il cibo che porta alla gola (questo tratto lo si può trovare anche nella “parabola del ricco Epulone” - Lc 16,19-31).

  • La paura che ti rubino il denaro che porta all’ avarizia.
  • Il lasciarsi andare alla collera che porta all’ira.

La gola ha un carattere compulsivo, porta all’ingordigia (“si mangia più del necessario”) ci si fa del male pensando di farsi del bene; alcuni esempi:

  • l’ubriacone tracanna il vino, non lo degusta;
  • l’ingordo si abbuffa di cibo, non lo assapora.

in parola povere, questo vizio porta a delle dipendenze cioè all’utilizzo eccessivo di beni narcisistici: alcol, fumo, droghe, anabolizzanti etc.

Si possono trovare i tratti del goloso anche nelle Sacre Scritture, noi ci soffermeremo su due brani tratti dai Libri Sapienzali:

  • In Proverbi 23, 29-35 viene descritta la figura di un ubriacone:

    “…
    29 Per chi i guai? Per chi i lamenti?
    Per chi i litigi? Per chi i gemiti?
    A chi le percosse per futili motivi?
    A chi gli occhi rossi?
    30 Per quelli che si perdono dietro al vino
    e vanno a gustare vino puro.
    31 Non guardare il vino quando rosseggia,
    quando scintilla nella coppa
    e scende giù piano piano;
    32 finirà con il morderti come un serpente
    e pungerti come una vipera.
    33 Allora i tuoi occhi vedranno cose strane
    e la tua mente dirà cose sconnesse.
    34 Ti parrà di giacere in alto mare
    o di dormire in cima all'albero maestro.
    35 «Mi hanno picchiato, ma non sento male.
    Mi hanno bastonato, ma non me ne sono accorto.
    Quando mi sveglierò? Ne chiederò dell'altro”.

  • In Siracide 31, 12-30 intima di utilizzare a tavola gesti di cortesia, indice di una persona non vorace:

“… 12 Hai davanti una tavola sontuosa?
Non spalancare verso di essa la tua bocca
e non dire: «Che abbondanza qua sopra».
13 Ricòrdati che l'occhio cattivo è un male.
Che cosa è stato creato peggiore dell'occhio?
Per questo esso lacrima in ogni circostanza.
14 Dove guarda l'ospite, non stendere la mano;
non intingere nel piatto insieme con lui.
15 Giudica le esigenze del prossimo dalle tue;
e su ogni cosa rifletti.
16 Mangia da uomo ciò che ti è posto innanzi;
non masticare con voracità per non renderti odioso.
17 Sii il primo a smettere per educazione,
non essere ingordo per non incorrere nel disprezzo.
18 Se siedi tra molti invitati,
non essere il primo a stendere la mano.
19 Quanto poco è sufficiente per un uomo educato,
una volta a letto non si sente soffocato.
20 Sonno salubre con uno stomaco ben regolato,
al mattino si alza e il suo spirito è libero.
Travaglio di insonnia, coliche e vomiti
accompagnano l'uomo ingordo.
21 Se sei stato forzato a eccedere nei cibi,
àlzati, va' a vomitare e sarai sollevato.
22 Ascoltami, figlio, e non disprezzarmi,
alla fine troverai vere le mie parole.
In tutte le azioni sii moderato
e nessuna malattia ti coglierà.
23 Molte labbra loderanno chi è splendido nei banchetti,
e vera è la testimonianza della sua munificenza.
24 La città mormora di chi è tirchio nei banchetti;
ed esatta è la testimonianza della sua avarizia.
25 Non fare il forte con il vino,
perché ha mandato molti in rovina.
26 La fornace prova il metallo nella tempera,
così il vino i cuori in una sfida di arroganti.
27 Il vino è come la vita per gli uomini,
purché tu lo beva con misura.
Che vita è quella di chi non ha vino?
Questo fu creato per la gioia degli uomini.
28 Allegria del cuore e gioia dell'anima
è il vino bevuto a tempo e a misura.
29 Amarezza dell'anima è il vino bevuto in quantità,
con eccitazione e per sfida.
30 L'ubriachezza accresce l'ira dello stolto a sua rovina,
ne diminuisce le forze e gli procura ferite.”

La gola è connessa alla bruttezza, c’è un esempio in un dipinto di Dűrer dove viene ritratto un bambino obeso tanto da essere malformato.

La gola porta alla solitudine, all’isolamento (il goloso non vuole compagni alla sua tavola, in quanto potrebbero rubargli il cibo), è un vizio inumano; il goloso può rifiutare la cultura (anche il modo in cui prepariamo i cibi è cultura).


Questo vizio può portare a due disfunzioni:

  • la bulimia: porta al desiderio di mangiare sempre, il bulimico divora e sottrae il cibo per riempire un vuoto/dolore. Si sente gratificato con il cibo. Non ha la percezione di sé.

TERAPIA: IMPARARE A COMUNICARE (bisogna: litigare, scontrarsi, prendere decisioni per farti cambiare idea, portare alla voce i desideri, le ansie, le attese, le paure, le tristezze)e il DIGIUNO (è una prova, bisogna sperimentare la propria forza di volontà anche se non c’è niente che risulti gratificante) non è autopunitivo ma promuovente.


  • L’anoressia porta alla scarsa stima di sé che scaturisce da una troppo sitma di se stessi (non posso fallire, all’anoressico non interessa il parere degli altri, si piace così come è) e all’incapacità di comunicare. Vuole troncare la relazione con il cibo ( cibo= prima relazione che abbiamo avuto)

TERAPIA: QUI IL COMUNICARE VALE DUE VOLTE.


Il vero problema della gola è che ci impedisce di arrivare alla vera immagine di noi stessi. Ciascuno di noi è esposto a questo vizio, in quanto è facile nascondere con il cibo (o ciò che fa le veci del portatore di gratificazione: studio, sport, lavoro...) la ferita che si ha ricevuto.

Il goloso mangiando crede di seppellire la ferita, ma quest’ultima continua a sanguinare senza che se ne accorga.


Caterina Pezzoni

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