mercoledì 17 aprile 2013

VI° biblico: Giacobbe e Giuseppe


Appunti dell'incontro biblico del 12-04-13 con don Cesare Pagazzi

In quest'incontro si riprende il passo di Gen 39,1ss, dove per tre volte si fa riferimento alle azioni compiute da Giuseppe attraverso le mani.

Piccola curiosità: in tedesco "azione" si traduce con la parola "handung" la cui radice è "hand" che significa "mano".

Per la Sacra Scrittura solo due soggetti sono dotati di mani:

  • Dio: che prende la terra e la plasma per creare Adamo e sottrae la costola di quest'ultimo per creare Eva; ed inoltre c'è un riferimento alle mani di Dio nel Sal 118.
  • Gli uomini: il tatto è il piu' antico senso che l'uomo possiede (ce l'ha fin dal grembo materno) e non si rende conto che la gran parte delle cose, le fa con le mani. Per esempio l'azione del "scegliere": per indicare un oggetto scelto, viene implicato l'uso dell'indice.

Nella Bibbia ci sono mani:

- rapaci,
- insanguinate,
- che si protendono verso i poveri,
- che sono alzate in preghiera ma nonostante questo non piacciono al Signore.

Anche Gesù compie gesti con le mani:

- PRENDE il pane,
- SPEZZA il pane,
- BENEDICE il pane.

Riguardo a queste azioni, c'è un particolare da non dimenticare e cioè che prima di "spezzare" e "benedire", Gesù "prende" il pane.

In greco, il verbo utilizzato per dire "prendere" è "lambano" (λαμβάνω) che ha il duplice significato di:

-prendere,
- ricevere.

La cosa più aberrante per la Bibbia è la mano vuota in quanto rifiuta il bene di ogni cosa; inoltre sempre per la Sacra Scrittura, la mano destra ha un valore superiore rispetto alla mano sinistra.


Il grande filosofo Aristotele dice che la mano è come l'anima.


L’azione che l’uomo compie maggiormente con le mani è “prendere” e da questo predicato derivano i verbi:

  • com-prendere,
  • ri-prendere/ri-prendersi,
  • sor-prendere/sor-prendersi,
  • intra-prendere.

Grazie alla mano facciamo azioni simboliche, per esempio, il gesto del "salutare con la mano" che significa "sono disarmato".

La mano umana entra nell'ordine degli effetti e gli effetti entrano nell'ordine della mano umana.

Ci sono "cose" a portata di mano e "cose" indisponibili.

Dopo questa breve parentesi sul significato dell'uso della mano, si ritorna al racconto, con il passo di Gen 39,7-10: ora la casa di Potifar è abitata da due uomini (lo stesso Potifar che è eunuco e Giuseppe che è bello di forma e attraente) e una donna (la moglie di Potifar).
Quest'ultima è terribilmente triste perché vive un dramma di solitudine, in quanto Potifar è eunuco e non può soddisfare le sue "esigenze" (è una donna che ha bisogno di essere accolta anche "fisicamente"). Per questo motivo getta gli occhi su Giuseppe e gli dice di coricarsi insieme a lei. Ma Giuseppe rifiuta, rispondendo che Potifar gli ha proibito di "toccarla".
Cfr. Gen 39,11-21: Un altro giorno, Giuseppe, entrò in casa per fare il suo lavoro, mentre non c'era alcuno dei domestici. Ella lo afferrò per la veste, dicendo: "Coricati con me!". Ma egli le lasciò tra le mani la veste, fuggì e se ne andò fuori. La moglie di Potifar con in mano la veste di Giuseppe, chiamò i suoi domestici e disse loro che Giuseppe si era accostato per coricarsi con lei ed allora lei ha gridato a gran voce e lui udendo le sue grida, era scappato. Disse le stesse cose anche al marito, tant'è che quest'ultimo si accese d'ira, prese Giuseppe e lo mise in prigione. Ma il Signore fu con Giuseppe e gli fece trovare grazia agli occhi del comandante della prigione (probabilmente il comandante della prigione è ancora Potifar) che gli affidò tutti i carcerati.

In Gen 40 il narratore si concentra sul racconto della prigione. A Giuseppe, viene richiesto, dal coppiere e dal panettiere del faraone (entrambi carcerati), di interpretare i loro sogni: al primo, gli viene predetto che riceverà un incarico importante tra tre giorni, mentre al secondo, viene predetto che morirà tra tre giorni.
Dopo l'interpretazione dei sogni, Giuseppe, vorrebbe un po' di riconoscenza dal coppiere (dopo tre giorni fu scarcerato e reintegrato come capo dei coppieri dal faraone) per il favore svolto, chiedendogli di ricordarsi di lui, ma quest'ultimo si dimenticò di lui.

Caterina Pezzoni

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