Camaldoli 2008 – Settimane teologiche –
"L'Apocalisse: leggere i segni dei tempi tra ansia del futuro ed escatologia"
con il biblista don Claudio Doglio e mons Giancarlo Maria Bregantini
Dai vostri inviati speciali Christian, Daniela e Francesco.
L'ultimo libro della Bibbia mi aveva sempre lasciato perplesso, spesso incomprensibile coi suoi numeri e simboli dal significato misterioso, con le sue visioni grandiose ma all'apparenza lontane dalla realtà, con l'incertezza su come interpretarle, se come il futuro alla fine della storia o come parabole che dicono qualcosa sul qui e ora.
Simile ad una Mary Poppins che schiocchi le dita, questa settimana teologica ha messo tutto al posto giusto, rimescolando quella gran ridda d'idee che mi precludeva la lettura intelligente di questo meraviglioso libro.
Il primo chiarimento è arrivato subito a spiegare che l'Apocalisse parla delle cose già avvenute, come riassunto teologicamente corretto della storia della salvezza, che culmina nel sacrificio dell'Agnello, quel Gesù che ha mostrato cosa per Dio significhi essere vincitore. E non, come tuttora ad esempio negli USA si pensa, come un contenitore del futuro – scopo di Dio non è darci uno sterile manuale d'interpretazione del futuro, ma spiegarci come seguire le impronte del Figlio, per essere veri uomini e vere donne, nonché partecipare a quel gustoso banchetto di grasse carni e vini invecchiati che già ci mette l'acquolina in bocca.
Proprio per aiutare il credente a capire la storia della relazione tra l'uomo e Dio l'apostolo Giovanni scrisse questo libro, indirizzandolo in particolare alle chiese dell'area greca-ionica, che si trovavano in difficoltà a causa delle enormi differenze tra la cultura cristiana e quella ellenistica (e già vediamo l'attualità sempreverde dell'Apocalisse). Giovanni le incoraggia e scrive questo testo in una lingua che allora era comprensibilissima perché impregnata di simboli e convenzioni allora in voga – ed è per questo che fatichiamo tanto a orientarci. Occorre una vera parafrasi poetica del testo, che aiuti a decifrare ciò che 2000 anni fa era evidente – ad esempio che il 7 indica la pienezza mentre il 6 indica ciò che è incompleto e quindi anche l'uomo (creato il sesto giorno); che 1260 giorni = 3,5 anni = metà di 7 anni = poco tempo; che le stelle sono le potenze angeliche; che il sigillo indica l'identità mentre il marchio indica la schiavitù; che la tromba è la voce di Dio... e tantissimi altri simboli che vanno interpretati usando come vocabolario tutta la Bibbia, e in special modo l'Antico Testamento. Per chi volesse approfondire, su www.symbolon.net potete trovare materiale vario, tra cui la simbologia apocalittica.
Si naviga così in un testo dinamico, immaginifico, intellettualmente stimolante, che invita il lettore a sfruttare l'intelligenza ricevuta in dono per acchiappare le carambole di simboli e meglio comprendere la storia della salvezza.
Ma salvezza di chi? E a che pro questa esegesi spesso faticosa?
L'Apocalisse parla a ciascuno di noi della nostra storia personale, e nel contempo parla a tutta l'umanità della storia che sta vivendo, proprio grazie a quei simboli che non esaurirono il loro significato per i primi cristiani ma conservano intatta la loro potenza esplicativa della realtà e il loro prorompente messaggio di speranza. Messaggio che con voce di tromba annuncia che il male è già stato sconfitto, che quello che viviamo è solo un intermezzo prima del compimento del regno di Dio – viviamo cioè tutta la fatica di chi lotta per il bene, ma la certezza della vittoria finale rischiara tutto il presente di una luce che ci assicura che non stiamo lottando invano e ci piazza sulle labbra lo stesso sapiente sorriso che i martiri devono aver avuto.
Francesco Grossi
1 commento:
W la FUCI di Lodiiiii!!!! Siete grandi ragazzi... spero di rivedervi presto, ciao
Claudia
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