“Lettere da Milano”
Ridateci la palla, grazie!
E’ la frase che campeggiava dietro Papa Benedetto XVI a Betlemme, scritta sul muro che divide Betlemme da Gerusalemme. Ridateci la palla, appunto. Quella palla prima o poi dovrà tornare a Betlemme, quel muro dovrà essere abbattuto, perché come ha detto il Papa “i muri possono essere abbattuti”.
Il messaggio di solidarietà di Benedetto XVI e la sua visita in Terrasanta, se da un lato fanno ben sperare dall’altro scuotono lo stallo a cui sembrano essere giunti i contatti tra israeliani e palestinesi. Ed è bene questa scossa, quel muro deve crollare grazie a questa scossa.
La “strategia del muro” potremmo chiamarla, apparentemente lontana dalla “strategia della tensione”, ma molto più vicina di quel che si possa pensare, perché un muro mette tensione, divide, crea voglia di scavalcare e genera odio, crea ombra da entrambe le parti che divide.
Non ne abbiano a male i mastri muratori bergamaschi e bresciani, ma il muro non è più di moda, perfino nelle case si creano spazi sempre più “open”, i parchi a differenza di cinquant’ anni fa non vengono più murati.
Il muro ha creato paesi, ha diviso amori e ne ha fatti nascere altri, ha scombussolato molte cittadinanze, a volte ha difeso. Ma ha perso, si ostina a giocare ma ha perso. Il muro è diventato anacronistico quando si è messo solo a dividere, poteva difendere, proteggere, essere usato come confine, ma quando un muro divide e basta allora perde.
E con lui, ad essere sconfitti sono tutti i principi di libertà che poco sopportano il confino.
Probabilmente la strada del dialogo tra israeliani e palestinesi è ancora lunga e in salita, ma se quel muro verrà abbattuto i bambini con quella palla giocheranno insieme e potranno condividere gli stessi valori, ora divisi da otto metri di cemento armato.
Andrea Ripamonti
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