"L'altra via" economica di Francesco Gesualdi
Tante sono le proposte per un'economia diversa, più sostenibile. Il Centro Nuovi Modelli di Sviluppo, nel libretto "L'altra via" di Francesco Gesualdi, fornisce un'analisi lucida della situazione attuale e una proposta di società solidale verso cui tendere. Si propone qui una sintesi della proposta, che può essere approfondita nella pubblicazione, scaricabile gratuitamente dal sito www.cnms.it.
Secondo le più recenti stime del WWF (1), il bilancio ecologico del pianeta Terra è in rosso di circa il 30%, ovvero ogni anno viene consumato più di quanto l'ecosistema globale non riesca a produrre. Anche tralasciando problemi futuri, come il riscaldamento globale, ci accorgiamo facilmente di quelli che già ci sono: aria e acqua iniziano a essere un po' troppo inquinate, con i conseguenti danni alla salute e alla produzione alimentare; le risorse energetiche iniziano ad essere considerate bene scarso, e per questo più costoso; l'enorme quantità di rifiuti prodotti diventa un fardello sempre più scomodo.
Grandi problemi, che vengono solo aggravati di anno in anno grazie al modo in cui la nostra società genera ricchezza: la crescita economica. "Più prodotti" significa "più posti di lavoro e più stipendio", questo è il ragionamento che si fa. Questo meccanismo di produzione sempre crescente di ricchezza non fa che aggravare i già pesanti problemi ambientali. Anche mettendo in conto l'ottimo progresso tecnologico, che rende più efficienti azioni e prodotti, là dove c'è crescita economica ogni anno si creano più prodotti e più rifiuti e si consuma più energia rispetto a quello precedente (3).
Se il problema sembra già grande così, dobbiamo però ricordarci che la maggior parte dell'umanità ha un altro genere di guai non meno urgente, ad esempio riuscire a mettere in corpo le calorie necessarie per vivere. Oggi nel mondo qualcosa come due miliardi e mezzo di persone vivono con al più 2 dollari al giorno (4). Anche questa gente ha però diritto all'acqua potabile, a cibo adeguato, a cure sanitarie, istruzione, una casa. È gente che cercherà di arrivare a vivere con le stesse possibilità che ha ora il mondo occidentale, e questo processo può diventare esplosivo se viene ostacolato.
C'è stato un tempo in cui si pensava che in un mondo giusto tutta la popolazione mondiale avrebbe goduto del tenore di vita dell'occidente; oggi un pensiero del genere non ha più senso, visti i già grandi problemi che la pur ridotta popolazione ricca riesce a creare: se gli attuali 6 miliardi di individui dovessero vivere con lo stile di vita statunitense, occorrerebbero 5 pianeti Terra per supportarne i consumi.
Cosa fare allora?
Una risposta subito applicabile per i paesi ricchi è la riduzione dei consumi: una ribellione al sistema, che vede le persone come semplici consumatori. Diminuire i consumi per raggiungere un livello sostenibile, a cui tutta la popolazione globale possa vivere senza prosciugare il pianeta. Incidentalmente, meno consumi significa meno necessità di lavorare, e quindi più tempo per le relazioni e per il vivere la società.
Certo, una riduzione dei consumi significa anche recessione, parola che fa preoccupare i giornali e gli economisti, e rabbuia la giornata della gente che teme per il posto di lavoro.
La soluzione proposta dal Centro Nuovi Modelli di Sviluppo (2) è l'"economia delle tre casette", o principi: il fai da te, la solidarietà collettiva, il mercato, pilastri su cui poggiare l'economia nel senso più ampio del termine.
La prima "casetta" suggerisce di ampliare il più possibile gli interventi in autonomia, in contrasto con la tendenza attuale di lasciare a chi ne ha la competenza tutti i tipi di lavori: l'idea è quella che, se per molte cose è davvero necessaria competenza (es. riparare un computer), molte altre sono gestibili in autonomia (es. pitturare la casa, cucinare). Il fai da te consente di risparmiare, e tipicamente promuove sobrietà, ecocompatibilità, libertà.
La seconda casetta è quella dello spazio pubblico, solidale: per Francesco Gesualdi occorre rivedere il modo di concepire i servizi statali, in modo da poter garantire a tutti il soddisfacimento dei bisogni fondamentali, come acqua, salute, istruzione, casa, indipendentemente dalle possibilità economiche del singolo. Per questo occorrerebbe saper distinguere tra bisogni fondamentali, e desideri: mentre i secondi potrebbero essere gestiti dal mercato, la terza casetta, i primi dovrebbero essere erogati dallo stato. Naturalmente questa forte spinta sociale andrebbe adeguatamente sostenuta economicamente - già ora le finanze pubbliche sono traballanti - dalla cittadinanza: un'ipotesi è quella di aumentare la partecipazione collettiva al mantenimento del bene pubblico, ad esempio tramite volontariato, servizio civile, tempo donato alla collettività.
È da notare che per essere realizzate le proposte fatte dal Centro Nuovi Modelli di Sviluppo richiedono che ci sia un forte intervento della politica e un cambiamento della mentalità individualista oggi imperante: occorrerebbe rivedere completamente il nostro modo di rapportarci con la collettività, per passare da utenti di servizi a protagonisti attivi nella società (5).
La soluzione proposta dal Centro Nuovi Modelli di Sviluppo (2) è l'"economia delle tre casette", o principi: il fai da te, la solidarietà collettiva, il mercato, pilastri su cui poggiare l'economia nel senso più ampio del termine.
La prima "casetta" suggerisce di ampliare il più possibile gli interventi in autonomia, in contrasto con la tendenza attuale di lasciare a chi ne ha la competenza tutti i tipi di lavori: l'idea è quella che, se per molte cose è davvero necessaria competenza (es. riparare un computer), molte altre sono gestibili in autonomia (es. pitturare la casa, cucinare). Il fai da te consente di risparmiare, e tipicamente promuove sobrietà, ecocompatibilità, libertà.
La seconda casetta è quella dello spazio pubblico, solidale: per Francesco Gesualdi occorre rivedere il modo di concepire i servizi statali, in modo da poter garantire a tutti il soddisfacimento dei bisogni fondamentali, come acqua, salute, istruzione, casa, indipendentemente dalle possibilità economiche del singolo. Per questo occorrerebbe saper distinguere tra bisogni fondamentali, e desideri: mentre i secondi potrebbero essere gestiti dal mercato, la terza casetta, i primi dovrebbero essere erogati dallo stato. Naturalmente questa forte spinta sociale andrebbe adeguatamente sostenuta economicamente - già ora le finanze pubbliche sono traballanti - dalla cittadinanza: un'ipotesi è quella di aumentare la partecipazione collettiva al mantenimento del bene pubblico, ad esempio tramite volontariato, servizio civile, tempo donato alla collettività.
È da notare che per essere realizzate le proposte fatte dal Centro Nuovi Modelli di Sviluppo richiedono che ci sia un forte intervento della politica e un cambiamento della mentalità individualista oggi imperante: occorrerebbe rivedere completamente il nostro modo di rapportarci con la collettività, per passare da utenti di servizi a protagonisti attivi nella società (5).
Che queste proposte siano realizzate o meno, dobbiamo comunque renderci conto che lo status quo sarà difficilmente mantenibile, e che anche continuando sull'attuale binario della crescita a tutti i costi le prospettive per i paesi occidentali non sono rosee: nel villaggio globale governato dal mercato ciò che conta è il profitto, per cui è scontato ad esempio che le aziende spostino le attività produttive nei paesi più poveri, dove il costo del lavoro è basso - e a quel punto le opportunità di impiego si sposteranno nelle aree povere; oppure sarà la crisi energetica ed ambientale a sferrare un duro colpo alle indebitate economie occidentali.
Francesco Grossi
(1) Rapporto Living Planet, 2008.
(2) Vedi ad esempio il Bilancio Economico Nazionale dell'Italia degli ultimi 10 anni.
(3) Su www.cnms.it è possibile scaricare "L'altra via" di Francesco Gesualdi, per un approfondimento sull'argomento.
(4) Fonte: World Bank, www.worldbank.org(5) Un bell'esempio in questo senso è Wikipedia, l'enciclopedia online, che è creata e modificata dagli utenti.
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