Appunti dell'incontro biblico del 13/01/2012 con don Cesare Pagazzi
Il passo letto in questa serata è stato il capitolo 3 della Genesi, quello in cui Adamo ed Eva commettono il peccato originale, ed in particolare il punto in cui Adamo ed Eva vengono scacciati dall'Eden.
Quando il Signore trova Adamo ed Eva appena dopo il compimento del peccato originale, chiede loro se hanno mangiato dall'albero da cui Egli aveva ordinato loro di non mangiare (L'albero della conoscenza). Adamo, allora, scarica la colpa su Eva e sul signore stesso: è stata lei ad invogliarlo a mangiare la mela, ed è stato proprio Lui a mettergli accanto Eva. A questo punto Eva, a sua volta, scarica al colpa sul serpente. Quello che muove Adamo ed Eva è la paura. E anche qui Adamo ed Eva rappresentano l'intera umanità. Si può rispondere alla paura in due modi: o difendendosi, o attaccando, e quest'ultima cosa è proprio quella che fanno Adamo ed Eva. Essi si dichiarano innocenti, e scaricano la colpa su altri. Questa è la prima dichiarazione di innocenza dell'umanità, ma che è anche una bugia: la prima dell'umanità. Spesso una persona si erge a “campione di innocenza” in un certo campo (Ad esempio, una persona che non è invidiosa dice “Io non proverò mai invidia, sono n campione di innocenza per quanto riguarda l'invidia). Quando colui che si erge a “campione” vede qualcun'altro che compie degli errori riguardo a quel campo di innocenza (Nel caso precedente, il nostro “campione” che vede un ragazzo invidioso della play station di un suo amico), egli si scandalizza, si erge giudice di quel campo. In realtà, spesso, la dichiarazione di innocenza serve a coprire la propria superbia, cioè il fatto che ci si sente superiore agli altri.
In seguito il Signore maledice il serpente, privandolo delle zampe, condannandolo così a strisciare per terra. Ed è così che il serpente diventa l'animale più pericoloso per l'uomo, poiché ha tradito il genere umano. Quindi, il Signore condanna l'uomo a lavorare la terra, che d'ora in poi gli sarà nemica, non gli darà più i suoi frutti, per poi condannare la donna a soffrire durante il parto. Quindi, d'ora in poi, Adamo, nato dalla terra, dovrà faticare per lavorarla, per cavarne qualcosa, mentre la donna dovrà soffrire per poter partorire, dare la vita. Da notare, però, che il Signore non maledice né Adamo né Eva: gli unici ad essere maledetti sono il serpente e la Terra. Già questo è sintomo del Perdono Divino.
In seguito Adamo chiama la donna Eva, che, in ebraico, significa “Vita”. Il che, apparentemente, contrasta con il contesto, che dovrebbe essere lugubre. Ma non è l'unica cosa che, a prima vista, potrebbe essere contrastante. Appena dopo aver commesso il peccato, Adamo ed Eva si fanno delle cinture molto rudimentali con delle foglie perché sentono il bisogno di coprirsi, anche se, di fatto, con delle cinture non si coprono molto... E il Signore, dopo averli rimproverati e scacciati dall'Eden, gli fa dei vestiti di pelli, che li coprono molto meglio delle loro cinture di foglie. Quindi, Dio li rimprovera, ma poi li aiuta: potrebbe sembrare un contrasto. Invece no: è anche questo sintomo del Perdono. Dio risponde al desiderio di Adamo ed Eva di coprirsi, anche se questo desiderio è stato prodotto in seguito al peccato. Dio, al momento del perdono, non ammonisce di non peccare più. Spesso noi intendiamo il perdono come dire:”accetto ciò che hai fatto, ma non farlo più”. Invece il perdono di Dio è da intendersi come:”Ti do l'attenzione di cui tu hai bisogno”. Infatti, di fatto, il Signore concede attenzione ai due neo-peccatori, costruendo i vestiti per loro. Ma non gli dice mai di non peccare più.
Il Signore cuce i vestiti di pelli per i due: questo significa che Dio è il primo sarto della storia. Da notare che in ebraico suddetti vestiti sono chiamati “Ketonet”, che, di fatto, ha il significato di “vestito bello”, “vestito prezioso”. Questo è il vestito che viene donato anche a Giuseppe. Questo è quindi il vestito dei prediletti, ed è il vestito che viene dato ai primi due peccatori della storia. Ma il fatto che i vestiti siano fatti di pelle, implica che il signore abbia cacciato degli animali, li abbia uccisi e ne abbia conciate le pelli. Quindi Dio è il primo cacciatore. Il Signore, da una cosa brutta, una mortificazione (cioè l'assassinio di animali) trae una cosa bella i vestiti per Adamo ed Eva. Spesso di tende a pensare che da un accadimento brutto, spiacevole, possano accadere solo cose brutte: questi fatti ci dimostrano di no. Inoltre, questi accadimenti hanno anche un altro significato: alla cura, a prendersi cura di qualcuno, corrisponde una mortificazione, il contatto con la morte. Coprire Adamo ed Eva è costato la vita a degli animali. E prendersi cura dell'umanità intera costerà al Signore la morte di suo figlio.
Poi, il Signore fa un gesto che a noi può sembrare misterioso: l'albero che non era stato toccato da Adamo ed Eva, quello della vita, viene “messo in sicurezza”: vengono messi due Cherubini a guardia. Da notare che i Cherubini non corrispondono agli angeli dell'immaginario collettivo, bensì sono due presenze bestiali, con delle poderose ali: sono, insomma, dei cani da guardia. Il Signore li pone lì per evitare che l'uomo arrivi all'albero della vita. L'uomo aveva già avuto accesso all'albero della conoscenza, da intendere come della conoscenza del bene e del male: in quel momento, il male è entrato nell'uomo. Se l'uomo avesse mangiato anche dall'albero della vita, sarebbe divenuto immortale, ed il suo male non avrebbe mai avuto fine: la morte, invece, può mettere la parola fine al male. Quindi la strada dell'uomo verso l'albero della vita dovrà essere un'altra, che lo porti a capire che i regali non vanno presi con la forza. Regali, sì, perché, nel libro dell'Apocalisse, il “finale” della Bibbia, viene rivelato che, dopo il Giudizio Finale, l'uomo avrà accesso all'albero della vita. Non bisogna far altro che aspettare. E quindi, in senso generale, la “morale” della Bibbia può essere considerata proprio questa: i regali si aspettano.
Chiara Tanelli
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