sabato 2 febbraio 2008

Lettere da Milano: La vita al centro della nostra vita

"Lettere da Milano" 

La vita al centro della nostra vita 

Ho trattato in questa rubrica settimana scorsa la questione relativa alle movimentate vicende della legge 194 sull' aborto, trattando le alterne posizioni di vari esponenti. Il 3 febbraio si celebrerà la 30° Giornata per la vita, mi sembra dunque doveroso offrirvi senza esitazioni il messaggio dei vescovi, che in questo clima rovente sull' argomento è un vero monito di amore per la vita, in tutte le sue forme e stadi, nonchè un favorevolissimo spunto di riflessione. 

Andrea Ripamonti 


"I figli sono una grande ricchezza per ogni Paese: dal loro numero e dalle attenzioni che ricevono dalla famiglia e dalle istituzioni emerge quanto un Paese crede nel futuro.

Chi non è aperto alla vita, non ha speranza. Gli anziani sono la memoria e le radici: dalla cura con cui viene fatta loro compagnia si misura quanto un Paese rispetti se stesso.

La vita ai suoi esordi, la vita verso il suo epilogo. La civiltà di un popolo si misura dalla sua capacità di servire la vita. I primi a essere chiamati in causa sono i genitori. Lo sono al momento del concepimento dei loro figli: il dramma dell' aborto non sarà mai contenuto o sconfitto se non si promuove la responsabilità nella maternità e nella paternità. Responsabilità significa considerare i figli non come cose, da mettere al mondo per gratificare i desideri dei genitori; ed è importante che, crescendo, siano incoraggiati a "spiccare il volo", a divenire autonomi, grati ai genitori proprio per essere stati educati alla libertà e alla responsabilità, capaci di prendere in mano la propria vita.

Questo significa servire la vita. Purtroppo rimane forte la tendenza a servirsene. Accade quando viene rivendicato il "diritto a un figlio" a ogni costo, anche al prezzo di grandi manipolazioni eticamente inaccettabili. Un figlio non è un diritto, ma sempre e soltanto un dono. Come si può avere diritto "a una persona"? Un figlio si desidera e si accoglie, non è una cosa su cui esercitare una sorta di diritto di generazione e proprietà. Ne siamo convinti, pur sapendo quanto sia motivo di sofferenza la scoperta, da parte di una coppia, di non poter coronare la grande aspirazione di generare figli. Siamo vicini a coloro che si trovano in questa situazione, e li invitiamo a considerare, col tempo, altre possibili forme di maternità e paternità: l' incontro d' amore tra due genitori e un figlio, ad esempio, può avvenire anche mediante l' adozione e l' affidamento e c' è una paternità e una maternità che si possono realizzare in tante forme di donazione e servizio verso gli altri.

Servire la vita significa non mettersi a repentaglio sul posto di lavoro e sulla strada e amarla anche quando è scomoda e dolorosa, perchè una vita è sempre e comunque degna in quanto tale. Ciò vale anche per chi è gravemente ammalato, per chi è anziano o a poco a poco perde lucidità e capacità fisiche: nessuno può arrogarsi il diritto di decidere quando una vita non merita più di essere vissuta. Deve, invece, crescere la capacità di accoglienza da parte delle famiglie stesse. Stupisce, poi, che tante energie e tanto dibattito siano spesi sulla possibilità di sopprimere una vita afflitta dal dolore, e si parli e si faccia ben poco a riguardo delle cure palliative, vera soluzione rispettosa della dignità della persona, che ha diritto di avviarsi alla morte senza soffrire e senza essere lasciata sola, amata come ai suoi inizi, aperta alla prospettiva della vita che non ha fine.

Per questo diciamo grazie a tutti coloro che scelgono liberamente di servire la vita. Grazie ai genitori responsabili e altruisti, capaci di un amore non possessivo; ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose, agli educatori e agli insegnanti, ai tanti adulti - non ultimi i nonni - che collaborano con i genitori nella crescita dei figli; ai responsabili delle istituzioni, che comprendono la fondamentale missine dei genitori e, anzichè abbandonarli a se stessi o addirittura mortificarli, li aiutano e li incoraggiano; a chi, ginecologo, ostetrica, infermiere - profonde il suo impegno per far nascere bambini; ai volontari che si prodigano per rimuovere le cause che indurrebbero le donne al terribile passo dell' aborto, contribuendo così alla nascita di bambini che forse, altrimenti, non vedrebbero la luce; alle famiglie che riescono a tenere con sè in casa gli anziani, alle persone di ogni nazionalità che li assistono con un supplemento di generosità e dedizione. Grazie: voi che servite la vita siate la parte seria e responsabile di un Paese che vuole rispettare la sua storia e credere nel futuro."

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