venerdì 7 marzo 2008

3° Teologico: La Quaresima e lo spreco

Appunti dell'incontro dell'1/02/08
con don Cesare Pagazzi

Spesso non facciamo caso come la vita che viviamo, la nostra vita cristiana, sia intrisa di tradizione, fondata su un passato che a vote ignoriamo del tutto o che diamo per scontato. Non siamo abituati a leggere i segni che Dio ci ha lasciato; come gli uomini prima di noi li hanno allacciati tutti insieme, dandogli un senso; come la natura e il nostro vivere in essa vanno di pari passo; come la nostra Storia vada all'unisono con la nostra fede, o meglio come la nostra fede tenda a rispecchiare il nostro mondo... chi avrebbe mai pensato che il fare regali durante il periodo invernale (quindi anche Natale compreso) ha un’origine antichissima ed è un gesto estremamente rischioso? In fondo significa cedere parte delle nostre scorte nonostante la mancata garanzia di avere risorse sufficienti per arrivare fino a primavera. È un modo per dire che la fiducia nelle risorse che si possiedono, come se si dicesse con sicurezza “Ce la farò a passare l’inverno”. Lo stesso vale per la tradizione del fuoco di S. Antonio: posso permettermi di bruciare anche il fieno rimasto nel campo.

Basti pensare alle decorazioni delle feste: erano delle mele (“Sono così ricco che posso permettermi di usare il cibo per decorare”).

E tutto questo ha ancora più significato se pensiamo che avviene proprio nel periodo natalizio, nel momento in cui arriva la Luce. Il Signore, arrivando, fà sì che io possa sprecare ciò che ho.

La vita cristiana è una continua richiesta di spreco.

Facendo riferimento alla vita coniugale non si potrebbe pensare “Ma chi me lo fa fare di stare con un uomo/donna tutta la vita, quando ne posso avere di più?”?

Anche chi può permettersi di aspettare è colui che dispone di tempo: ne ha a sufficienza da poter essere sprecato (chi non ha tempo non può aspettare).

Anche l’amore è così: solo chi è ricco può amare. Il martirio non è forse uno spreco della vita?

Non è automatico pensare allo spreco in maniera paradossale... pensarlo come una ricchezza paradossale. Lo pensiamo piuttosto come un di più che può essere buttato e invece qui lo spreco non è buttato ma investito nuovamente, in una forma diversa, non sempre comprensibile e soprattutto riconoscibile. Perché ciò che comunemente è considerato uno spreco non può essere visto come una forma di ricchezza paradossale? La castità, l’obbedienza non possono essere tutte forme paradossali di ricchezza?


Se osservassimo con attenzione la scansione del tempo e la sua organizzazione vedremmo come dietro di essa ci sia un progetto, un percorso che vuole lasciarci un preciso messaggio. La scansione dettata dalla natura, con l’arrivo delle stagioni e il rincorrersi delle ore di buio e luce, è in perfetta armonia con il la scansione dell’anno liturgico...





* Il Tempo Ordinario si interrompe dalla Quaresima alla Pentecoste, per poi riprendere fino a Cristo Re (33+1).

** La Quaresima finisce con il Triduo Pasquale: con la Messa in Cena Domini.

Il n. 40 nella Bibbia è molto importante rimanda a numerosi significati:

  • rappresenta il mondo con i quattro punti cardinali (simboli di tutti i viventi);

  • 40 i giorni di Gesù passati nel deserto raccontati dagli evangelisti;

  • 40 anni di deserto per il popolo di Israele;

  • 40 anni = 1 vita.

L’Ottava di Pasqua (come quella di Natale) sta a significare la dilatazione del tempo, così come la Domenica, che inizia con il tramonto del Sabato. Non siamo schiavi di Crono.

La Quaresima è il tempo che ci dà l’occasione di vivere da cristiani, che ci da modo di prendere tra le mani la nostra vita. É bello che sia in tempo di primavera; è come se ci volesse ricordare, dopo un lungo “sonno invernale”, che tutta la vita è da vivere in questo modo non solo a tratti, quando il tempo è più favorevole.

La penitenza o è un atto di fede o è una stupida dimostrazione di forza; ne va della nostra fede: essa passa attraverso un piccolo gesto di mortificazione.

*** La data di Pasqua cambia ogni anno: è la 1° domenica dopo la 1° luna piena di primavera. Da questa data si calcolano tutte le date mobili.

I battezzati erano solitamente iniziati a Pentecoste e a Pasqua. Tutto il percorso aveva un significato di preparazione e di rivisita della vita cristiana. Il battesimo ci è stato imposto, come la vita prima di esso.


All’interno dell’anno liturgico ci sono tre tipi di cicli: A, B, C.

Il ciclo A è quello che presenta lo schema di letture di Quaresima più antico (usate in preparazione al Battesimo):


I domenica: tentazioni di Gesù (chi non sente più la tentazione forse la sta già accondiscendendo);

II domenica: trasfigurazione (premio);

III domenica: la samaritana (Gesù salvatore del mondo);

IV domenica: cieco nato (la luce del mondo);

V domenica: resurrezione di Lazzaro.


Le domande implicite che questi Vangeli lanciano, e a cui non possiamo fare a meno di rispondere, chiedono a ciascuno (e ciascuno dovrebbe chiedersi) “Sono consapevole che la mia lotta ha un fine? Che avrò un premio? Che Gesù mi salva e che è la luce del mio cammino?”


Come concludere questi pensieri...? forse dicendo che la peggior tentazione è quella di non provare nemmeno. Non provare a ricordarsi di prendere tra le mani la vita, di non provare a insistere per cambiare, sé e il mondo; non provare a leggere i segni di Dio e quelli del tempo. Di provare a lasciare la sicurezza per la libertà...

Chiara Galmozzi

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