sabato 8 marzo 2008

Il cristiano, sprecone incomprensibile



Capita che certe idee siano tanto radicate in noi, che la consapevolezza del perché le abbiamo fatte nostre ci sfugga. Forse il rischio è che sia colpa di certe incrostazioni calcaree che ci si formano dentro quando la scelta s'adagia, indolente, nell'abitudine.

Fatto è, che l'idea che abbiamo del cristiano medio sia quella di un tipo laborioso (“Chi non vuol lavorare, neppure mangi!” ammonisce San Paolo senza peli sulla lingua), che sa mettere a frutto tutti i talenti ricevuti, e che non spreca mai niente, perché la vita e il tempo sono preziosi, unici.

Ora, tutto va bene finché non iniziamo a fare un po' di confusione tra cosa Dio e cosa invece il Male intendano per “mettere a frutto” e “sprecare”. Dio e il Male hanno concezioni opposte da sempre, ovviamente, e noi cristiani dovremmo saperlo più di altri, avendo una parola per descrivere ciò che è contro l'Uomo (e contro Dio): il Peccato; ma la furbizia del Male sta proprio nel confondere, sfumare queste differenze, finché si perde il senso del peccato e ne si diventa schiavi, perché non lo si ri-conosce più. È quindi bene avere occhi sempre nuovi e indagatori, per conoscere la nostra vita e per avvicinarsi a Dio.

Ma torniamo ora all'idea del “mettere a frutto”, che spesso confondiamo; oggi in particolare è facile scoprire una certa visione della vita che indica nell'Economia l'unica grande legge che possa governare l'umanità in modo che, con i dovuti accorgimenti, ogni uomo possa arrivare ad avere benessere e prosperità. Tralasciando le problematiche sollevate dalle possibili e anzi probabili derive che oggi sono in atto nei processi economici, concentriamoci su questa idea di Homo Economicus, l'uomo guidato solo dall'economia.
È interessante notare come l'idea dello spreco sia inconcepibile in economia, se non come problema da risolvere seguendo le migliori strategie di management, di oculata gestione delle risorse, in modo che ogni cosa sia s-fruttata al massimo. È a ben vedere anche questa una concezione di “messa a frutto”, in particolare una concezione che cerca di utilizzare tutti i frutti che vengono prodotti, perché non ne sia sprecato alcuno. Ma in questa concezione, se non c'è spazio per lo spreco, non c'è nemmeno spazio per il dono, che fondamentalmente è spreco, dato che è rinunciare a qualcosa di nostro e darlo via, con il rischio che niente torni indietro, e che la ricchezza data vada persa, completamente e definitivamente. Riesce a donare solo chi rinuncia a identificarsi con il mondo, riconoscendo l'esistenza e la dignità delle persone intorno, e nello stesso tempo riesce a dare un giusto valore alle cose, riuscendo a rendersi conto che non tutto quello che abbiamo deve necessariamente essere solo per noi.

È qui che entra in gioco la visione cristiana della vita, brillantemente: per il cristiano ogni cosa è dono di Dio: gratuita, non richiesta e impagabile; e Dio, creatore di tutto, ci affida ogni cosa, perché la amministriamo a nostro piacimento. Certo, Lui spera che seguiamo i Suoi consigli (la Parola) e il Suo esempio (in Cristo), ma ci lascia liberi di scegliere. E quali sono questi consigli, indice di una visione molto diversa da quella esclusivamente economica? Sono di “mettere a frutto”, ma di non s-fruttare: in Deuteronomio (Dt 24, 19-22) leggiamo un chiaro messaggio: “raccogli i frutti della terra, ma lasciane un po' per il debole”. Cioè: non pensare che tutto quello che hai sia solo per te! È l'embrione di quella condivisione che si realizza pienamente in Gesù, che dai quattro pani e due pesci cava fuori cibo per un esercito, mostrando la potenza del Donare.

Ma c'è di più: il cristiano si sente così ricco dell'amore di Dio che riesce a ridimensionare il valore delle cose del mondo. Fino a rendersi conto di poterle donare incondizionatamente, per condividere quella gioia incontenibile che è data dall'Amore. Fino a capire di potersi permettere di “perdere” tempo (da cui si potrebbe cavar denaro) ogni giorno pregando, di perdere il sonno la domenica mattina alla messa, di perdersi il piacere fisico che viene offerto in ogni angolo del mondo a buon mercato, tra sesso droga e rock 'n' roll. Non per puro masochismo, ma perché riconoscendo il peccato per quello che è, vuole evitarlo, e perché sa che in Dio è e sarà infinitamente più ricco.


Francesco Grossi

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