lunedì 3 novembre 2008

2° Culturale: La casa nella letteratura

Appunti dell'incontro culturale
del 24/10/08, con don Cesare Pagazzi

Ulisse racconta il suo viaggio ai Feaci, di Hayez


L’incontro di questa sera è stato impostato su tre opere letterarie: l’Odissea, L’Alcesti di Euripide e la favola di Ansel e Gretel.

L’elemento che accomuna tutti questi racconti è la casa. Come poi vedremo nel dettaglio, vi possono essere tanti tipi di casa; non intesa come edificio materiale edificato con determinati materiali, ma come ambiente quotidiano dove si sviluppano i rapporti umani e le relazioni.

L’odissea.

Il mito comincia con la casa di Ulisse occupata dai Proci, pretendenti avidi che aspirano a maritarsi con la ricca vedova Penelope. Di questa figura viene solitamente ricordato il famoso stragemma dell’arazzo, senza però analizzare la vera importanza di questa imponente figura. Penelope infatti riesce a conservare le sacre regole dell’ospitalità, tenendo testa alla quantità di “invasori” che la “corteggiano”, riuscendo però a mantenersi fedele al suo sposo.

Alla casa occupata segue una casa ospitale: la casa dei Feaci. Luogo dove Ulisse viene ospitato e dove lui racconterà la sua storia.

Al di la della vicenda che seguirà, importanti in questo stralcio sono:

  • L’ospitalità: l’importanza dell’accoglienza come segno di dono di sé a chi ti chiede aiuto, concetto ben più antico della carità cristiana.

  • Il racconto: la propria storia, come unica cosa con la quale possiamo ricambiare l’ospitalità. Il racconto può essere vitale per chi la narra, perché aiuta fare ordine nella propria testa, e a ridimensionare la propria vita.

Sul racconto perciò si basa il valore fondante dell’ascolto. Tramite l’ascolto possiamo permettere a una persona di risorgere.

Seguono la casa di : Calipso, Ciclope, Circe. Analizziamole individualmente.


La casa di Calipso

Calipso rappresenta l’ambiente incantatore, un luogo incantevole e accogliente che rischia di rapirti e portarti alla dimenticanza. Infatti Calipso innamoratasi di Ulisse, non cerca di instaurare una relazione libera, ma tramite le sue arti lo trattiene per sette anni, cercando di fargli dimenticare le terra natia.


La casa di Polifemo

Al contrario di Penelope, il ciclope è colui che viene meno alle sacre regole dell’ospitalità. Significativo come Ulisse appellandosi a Zeus “VENDICATORE degli ospito e dei viandanti” implori ospitalità a Polifemo.


La casa di Circe

Circe è una figura analoga a Calipso, ma ancora più degradante.

Se calipso rappresentava il luogo dell’incanto e del’oblio, Circe rappresenta la relazione possessiva. E’ infatti una persona che attira a sé i suoi simili; che cerca compagnia e che allo stesso tempo non vuole avere dinnanzi persone a lei pari, ma solo degli esseri inferiori da possedere.


Il ritorno a casa

La dea Atena ingiunge ad Ulisse durante il suo ritorno, di presentarsi sotto mentite spoglie, e nessuno lo riconosce.

Ognuno di noi si sente trasformato quando torna a casa, o rientra da un viaggio. Questo avviene perché è il mondo stesso a cambiarci tramite le esperienze che viviamo o subiamo; a tal punto che o non ci riconoscono, o non ci riconosciamo noi stessi. E’ necessario vivere questo affinché la casa non sia una regressione, un mondo a parte che cerchiamo di rendere statico e immutabile, ma un luogo dove in noi è avvenuto un cambiamento.


La casa sponsale

L’ultima che ascolta il racconto di Ulisse è la fedele Penelope.

Ed è nel talamo nuziale intagliato nell’ulivo (simbolo di immutabilità, ricchezza, fedeltà) che viene riassunta l’esperienza, il vissuto, i cambiamenti che rendono Ulisse (cioè noi) l’uomo che è.


L’Alcesti

La tragedia comincia con un diverbio insorto tra Zeus e Apollo. Il padre Zeus decide di punire suo figlio, costringendolo a vivere per un anno assieme ad un mortale di nome Admeto. Questo è sposato con la bellissima Alcesti.

Apollo pur lavorando da servo, è così compiaciuto dell’ospitalità di Admeto, che decide di fargli un dono: gli consente di trovare una persona che sia disposta a morire al posto suo. Purtroppo l’unica persona disposta al sacrificio, è la bella Alcesti.

Ella però pone una condizione: vincola il marito alla castità, fino a quando non si ricongiungeranno nell’Ade.

Prima dei riti funebri passa da quelle parti Ercole, amico di Alcesti. Quest’ultimo tacendo all’amico del lutto, lo ospita in casa sua. Ercole allora, organizza un festino durante le esequie, venendo poi aspramente rimproverato da un servo, che gli racconta tutto.

Ercole, infuriato, chiede spiegazioni ad Admeto il quale risponde:”Se ti avessi parlato del lutto avresti rinunciato alla mia ospitalità, e avresti aggiunto un altro dolore alla mia casa”.

Ercole è così compiaciuto di ciò, che scende nell’Ade, e riporta in vita la bella Alcesti.

I temi fondamentali della tragedia possono essere così riassunti:

  • La potenza dell’Eros, forza attrattiva che consente di vivere la castità, oltre che la carnalità.

  • Il valore sacrale dell’ospitalità; principio in base al quale ogni volta che ospitiamo qualcuno, permettiamo la “resurrezione “della carne.


Hansel e Gretel.

Punto nodale di questa fiaba che tutti conosciamo, è la casa di marzapane nella quale vengono imprigionati.

Il più grande pericolo in cui incappano è dovuto ad unica esigenza: la fame, bisogno vitale che va necessariamente soddisfatto.

La fame non dev’essere esclusivamente intesa come fame fisica; possono infatti esistere molti tipi di fame: di affetto, di ascolto, di comprensione, di carnalità.

Dobbiamo stare attenti in quali case andiamo a saziarci delle nostre esigenze, senza però vivere la casa come luogo di isolamento.


Giovanni Galmozzi

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