giovedì 30 ottobre 2008

Siamo Fatti Così: Ingegneria Matematica

Iniziamo con questo articolo una nuova rubrica, che affettuosamente chiameremo "Siamo Fatti Così", in cui noi fucini presentiamo cos'è il nostro corso di studi, qual è l'idea che lo rende speciale, cosa ci affascina maggiormente di esso.
Un modo per conoscere l'università a
l di fuori dei propri quattro muri.

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L'ingegnere matematico

Modellizzazione di flussi sanguigni nelle arterie;
il colore indica la velocità del sangue.


Quadrato o con i piedi per terra? Approssimativo o sintetico? Presuntuoso o abilitato a risolvere i problemi più disparati?

Dipende, manco a dirlo: se i vostri occhi sono quelli occhialuti (a montatura rigorosamente rettangolare) dell'Ingegnere, o quelli del resto del mondo. Proveremo dunque a scavare un po' sotto certi luoghi comuni. Innanzitutto, chi è l'ingegnere?

È quello che, visto che tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare, guida l'imbarcazione a destinazione. Un capitano di marina, ecco cos'è. Più o meno capace, con un naviglio più o meno affidabile; comunque responsabile della messa in pratica di ciò che potenzialmente racconta la Teoria, stupenda novella che abita lidi lontani dalla vita reale. È colui che si occupa di elevare la teoria alla pratica, un po' come colui che oltre ad aver letto trecenteschi sonetti d'amore, si sposa. L'amore puro e dolce s'incarna nella vita quotidiana, mischiandosi con piccoli litigi, compromessi e rinunce, inevitabili perché il legame sia vero. Nota bene: non è certo l'unico che si sposi; e tuttavia è tra i pochi che faccia dei suoi anni universitari la preparazione ad un matrimonio: con la realtà. E questa preparazione si materializza nella matura consuetudine con i numeri, agili etichette per conoscere le cose; nella vocazione al risolvere i problemi, sana pratica che costringe a scegliere; nella creativa necessità di modellizzare la realtà, semplificandola per poterla afferrare senza rimanerne soverchiati.


Simulazione di aerodinamica e pressioni in un jet.


Nella variegata ed espandentesi famiglia delle ingegnerie, quella matematica rappresenta forse l'ultima nata: figlia di questo tempo - madre di una nuova mentalità. S'è capito – e ammesso – che l'ingegner non è più il tennico, non più quel duro e serio e ridicolmente sicuro tecnomane che gira col regolo calcolatore nel taschino, quell'uomo che sa i numeri e che permette alla società di funzionare. Con la specializzazione delle conoscenze, l'ingegnere ha riscoperto l'etimologia: e ha capito che il suo punto di forza, ben più durevole delle effimere trovate tecnologiche, è proprio l'ingegno.

Ingegno come abilità nell'usare la competenza scientifica, ma anche ingegno come capacità di sapientemente sapersi arrabattare, creativamente cercando la Soluzione.

Dunque l'ingmat ha variegate conoscenze ingegneristiche, che vanno dalla Scienza delle Costruzioni all'Elettrotecnica, dalla Fisica Tecnica alla Meccanica dei Fluidi: ingredienti per imparare ad avere il polso della realtà, il senso fisico delle cose; e profonde conoscenze modellistico-matematiche, dalla Statistica alla descrizione della realtà per mezzo di equazioni e al Calcolo Numerico: chicche che preparano il laureato ad affrontare problemi che solo da pochi anni, grazie ai computer, sono risolubili, e che nello stesso tempo, con la loro multiforme varietà, rendono agili, flessibili, aperti al nuovo.

D'accordo, l'ingegnere matematico non costruisce ponti; e nemmeno dimostrerà nuovi teoremi. Ma questi sono solo gli estremi, e nell'iridescente spettro di mezzo lui ci sguazza, arrabattandosi come pochi: risolvendo problemi di ottimizzazione o simulando al computer fenomeni fisici, scrivendo algoritmi risolutivi o impiegandosi nei campi della matematica finanziaria.

Ovunque ci sia un problema da risolvere con un poco di matematica, là l'ingegner matematico fiorisce.


Francesco Grossi
futuro ingmat
Politecnico di Milano

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