domenica 18 gennaio 2009

Siamo Fatti Così: Fisica

Prosegue la nostra rubrica "Siamo fatti così" con l'intervento di Emanuele Sobacchi, che presenta il suo corso di Laurea. Emanuele studia alla Normale di Pisa.



Perché mai hai deciso di iscriverti proprio a fisica? Quando ho finito le superiori me lo hanno chiesto in tanti, e non avevano tutti i torti: si tratta sicuramente di una scelta insolita, e nell’immaginario comune non offre grandi sbocchi lavorativi. Allora perché proprio fisica, tra le mille facoltà che proliferano nelle università? Proverò a rispondere.

Nella scelta dell’università ho deciso di dedicarmi a qualcosa che mi piacesse veramente, e penso che in generale di questo si debba tenere conto molto seriamente: in fondo quelli dell’università sono gli ultimi, o probabilmente gli unici anni in cui si è davvero liberi di scegliere ciò che si vuole fare. Io ora sono davvero contento di quello che studio. Proprio per questo, anche se magari nella mia vita lavorativa farò altro, sono certo che questo non è tempo sprecato: sto provando la sensazione strana e finora quasi sconosciuta di imparare qualcosa che desidero conoscere, di essere veramente appassionato a ciò che studio. E’ una sensazione bellissima, credo sia ciò per cui in fondo vale la pena (e in certi momenti è davvero una gran fatica…) di andare avanti a studiare! Penso che questo debba valere per ogni scelta universitaria, qualunque sia poi la scelta specifica: penso sia davvero necessario appassionarsi a qualcosa!

Ora proverò a spiegare come è nata questa mia specifica passione per la fisica. Innanzitutto, e penso che questo valga sempre, quello che studio mi piace perché è congeniale alle mie capacità: stento nello scrivere, e se mi fossi iscritto ad una facoltà umanistica avrei fatto una scelta discutibile; non mi piace parlare in pubblico, e probabilmente sarei stato un pessimo avvocato… Ognuno parte da ciò che è, e in ogni caso prima di tutto ho dovuto fare i conti con me stesso.

La fisica mi interessa perché cerca di spiegare qualcosa del mondo. Cerca di spiegare proprio “qualcosa”: la filosofia, la letteratura, l’arte sono spiegazioni altrettanto valide, semplicemente riguardano altri aspetti della realtà o guardano alle stesse cose in modo diverso; quello che la fisica dice, o anche solo potrebbe dire, resta una minuscola parte di ciò che può essere detto e compreso. Credo che questo tentativo di spiegare nasca da “stupore e meraviglia nei confronti del creato” (citazione di Einstein, scienziato certamente non credente), e che la ricerca stessa scaturisca dall’osservazione stupita del fantastico mondo che abbiamo davanti, di cui miracolosamente (nel vero senso della parola!) riusiamo a comprendere qualcosa.

Esiste poi secondo me un altro aspetto, diverso dal precedente ma anche ad esso profondamente legato per la sua gratuità: è un aspetto quasi giocoso per l’assenza di un fine utile immediato in ciò che si studia. Immaginate un grande gioco il cui scopo è predire ciò che accade in una qualche situazione; il grande libro delle regole è il mondo che ci sta davanti. Esistono delle regole scritte, o meglio trascritte nel linguaggio della matematica, e delle regole non ancora trascritte. I giocatori alle prime armi (io sono tra questi) si limitano ad imparare ad utilizzare le regole già trascritte da altri per poi magari cercare di comprendere qualcosa di più di quello che non è ancora stato trascritto. Penso che questo gioco somigli parecchio alla fisica.


Emanuele Sobacchi

Nessun commento:

Posta un commento