sabato 28 marzo 2009

Non multa, sed multum

Non multa, sed multum

Ecco i fucini lodigiani a Mezzoldo!
Mancano Andrea e Vera, che erano già partiti.


Scopo di queste righe è quello di voler condividere con voi alcuni aspetti del ritiro spirituale di Mezzoldo per me particolarmente significativi.

Avevo deciso di partecipare a quest’esperienza perché sentivo che il modo in cui pregavo non andava per niente bene e, in modo un po’ utilitaristico, perché non sfruttare quest’occasione che mi si presentava davanti, proprio in un tempo forte, come è quello della Quaresima, tempo del Silenzio, del ritiro nel deserto?
Concedetemi che un minimo di motivazione c’era ma… non era sufficiente!!! Sabato, entrata in chiesa per ultima per la recita delle lodi mattutine, mi sono sentita chiamata in causa quando don James ha richiamato alla puntualità al termine della preghiera. No, no: così non va bene! Le sole intenzioni non bastano; ci vuole più impegno. Ed è già dai primi momenti che ho scoperto la Fatica di pregare. Fatica fisica (domenica sera, a casa, mi sono accorta di avere dei piccoli ematomi sulle ginocchia a causa dell’Adorazione Eucaristica notturna, passata per la maggior parte in genuflessione), ma anche mentale. Affrontare consecutivamente due riflessioni e le relative due ore di silenzio per la meditazione la prima mattina hanno comportato uno sforzo maggiore di quanto pensassi. Eppure, qui ci sta bene un “chi comincia bene è già a metà dell’opera!”. Già, perché dopo tre respiri profondi e un lento Segno della Croce che segnavano l’inizio delle mie riflessioni, un’ora passava in un baleno e mi ritrovavo a dover correre per non ritardare ancora una volta agli appuntamenti collettivi. Certo, durante i momenti di silenzio la mia mente ha lavorato e, spesso, il testo biblico sembrava un problema di geometria di cui non riesci a trovare soluzione. Ma che soddisfazione quando risolvi qualcosa!

Non voglio dilungarmi troppo.

Riporto una preghiera che ho scritto, di getto, alla fine della meditazione di domenica, quella conclusiva, augurandovi che anche voi possiate avere occasioni di provare una simile gioia.

“Signore, in queste pagine ho scoperto una bellissima immagine di Te.
Sei come un educatore un buon padre che per amore del figlio deve anche certe volte essere severo.
Hai sempre un occhio vigile su di me e vuoi che io mi realizzi come donna su questa terra affidandomi un compito.
Grazie perché ci sei sempre e perché i tuoi rimproveri sanno di Amore.
Grazie perché la vita che mi hai donato sta prendendo sapore.
Non voglio deluderti: voglio colorare questa mia esistenza con le tinte che mi hai dato, seguendo le linee che tu hai tracciato; guida la mia mano perche la mia vita sia come un granello di sale per insaporire il mondo, perché sia luce per illuminare la terra.
Tu mi chiami a realizzarmi nel concreto.
Prendimi per mano…”

Chiara Tanelli

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