con Andrea Ripamonti
Tracce cristiane nella letteratura:
“La leggenda del santo bevitore” di Joseph Roth
Il romanzo (più che un romanzo sembrerebbe un racconto, data la lunghezza) segue le vicende di un barbone alcolizzato, Andreas. Minatore di professione, viene incarcerato in una prigione parigina, a seguito dell’omicidio del marito della sua amata, Caroline. Scarcerato, vive sotto i ponti di Parigi, dove inizieranno degli incontri inaspettati; infatti, ricevuti 200 franchi da un passante, egli si impegna a restituirlo la domenica seguente, facendo un'offerta nella cappella di Santa Teresa di Lisieux nella chiesa di Batignolles. Molte volte Andreas, aiutato dalla Provvidenza, si ritroverà in tasca questa somma di denaro sufficiente per saldare il proprio debito, recuperando l'onore e la dignità; altrettante volte si lascerà però distrarre da amori, vizi, vecchie amicizie, ricadendo puntualmente nel circolo vizioso dell'alcol. Nelle ultime pagine Andreas è per l'ennesima volta nel bistrot vicino alla cappella, dove si era recato per cercare di saldare il proprio “debito”, tuttavia viene distolto nuovamente dall’alcol e , ubriaco, viene colto da un malore. Poco prima di morire vede entrare nel bistrot una ragazzina, che pensa si tratti di Santa Teresa, venuta a cercarlo e perdonarlo. Il protagonista verrà portato nella cappella e, finalmente, riuscirà a sanare il debito contratto, offrendo i franchi a Teresa. Il libro termina augurandosi che Dio possa offrire a tutti i bevitori una morte così.
Dal dibattito è emersa inizialmente un po’ di rabbia nei confronti del protagonista, perchè, nonostante le molteplici possibilità, si è ritrovato in extremis a effettuare ciò che aveva promesso, ma, entrando più in profondità, abbiamo realizzato che anche la nostra esistenza è così: un continuo tendere ad un disegno di difficile realizzazione, a causa delle deviazioni che la vita ci presenta (e che noi accogliamo). La sua vita è ricca di dipendenze che gli impediscono di raggiungere il vero obiettivo ma, nonostante tutto, Qualcuno continua a concedergli una possibilità e a dargli fiducia, nella convinzione che ce la possa fare e, alla fine, riesce a mantenere la sua promessa solo grazie ad un intermediario, sottolineando così la sua condizione di debitore, comune a tutti gli uomini.
Anche la nostra vita è così: riceviamo ogni giorno il dono più prezioso, che è la vita, ma siamo effettivamente all’altezza di questo dono? Siamo riconoscenti nei confronti di Dio che ci offre sempre un’occasione in più, e ci comportiamo da veri cristiani, o seguiamo sempre e solo quello che ci suggerisce la piacevolezza terrena e l’istinto?
Un'altra questione emersa è quella delle dipendenze: Andreas è alcolizzato e cerca il vino, ma spesso anche noi abbiamo la nostra "bottiglia", che può essere un'attività a cui teniamo in modo eccessivo, e che altera il nostro senso di realtà (ad esempio lo sport a tutti i costi, o lo studio elevato a unico motivo di vita...). Se riusciamo a individuare le nostre dipendenze possiamo combatterle, per vivere meglio.
Giulia Soncini
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