domenica 8 novembre 2009

Lettere da Milano: la scuola e l'altar maggiore

“Lettere da Milano”
La scuola e l’altar maggiore


E’ di due giorni orsono la notizia, fastidiosa, che arriva da Strasburgo.

La Corte europea dei diritti dell’uomo ha infatti stabilito con sentenza che “la presenza dei crocifissi nelle aule delle scuole pubbliche costituisce una violazione del diritto dei genitori a educare i figli secondo le loro convinzioni”.

La sentenza è arrivata dopo un ricorso presentato il 27 luglio 2006 da una signora italo-finlandese, convinta che il crocifisso in aula può turbare l’educazione dei suoi figli.

Mi è subito venuto in mente don Camillo, l’altar maggiore , il suo crocifisso, quel crocifisso che parla, parla a don Camillo ma soprattutto si fa portavoce delle due istanze del paese, municipio e campanile; quasi a volerci ripetere che la fede è religiosa ma anche politica.

A Strasburgo non batte lo stesso sole della bassa di Peppone e compagni, ma le decisioni sembrano comunque prese da teste calde. E infastidiscono. In Italia, stranamente, questa decisione ha infastidito quasi tutti. E ho ancora in mente la saga di Guareschi, perché nessuno alla fine è riuscito a demolire la Madonnina per costruire la casa del popolo.

Siamo strani, ci azzuffiamo combattendo tra ingerenze, intromissioni, laici, cattolici, laici di sinistra, cattolici di destra, laici di destra e cattolici di sinistra…ma alla fine facciamo merenda insieme.

E guai a toccarci i nostri simboli, le nostre tradizioni. E vien da chiedersi in una Italia odierna che valore ha un crocifisso appeso in una classe? Forse poco, forse troppo, sicuramente, se ad indignarsi sono ancora in molti di valore ne ha. Il resto non importa, quindi lasciatelo dov’è, tanto non può dar fastidio a nessuno.

E se la mamma italo-finlandese domenica scorsa fosse passata in Duomo a Milano, alla beatificazione di don Carlo Gnocchi, si sarebbe tranquillizzata da sola senza bisogno della sentenza di Strasburgo, perché un crocifisso può essere tutto, tranne che diseducativo.

Andrea Ripamonti

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