domenica 23 maggio 2010

5° Biblico: Qoelet

Appunti dell'incontro teologico del 20/05/2010
con don Cesare Pagazzi

5° biblico: Qoèlet



Questa sera viene trattato il capitolo 12, l’ultimo (vengono saltati alcuni capitoli dove venivano descritti i diversi stati d’animo con andamento altalenante del “Saggio”) e si scopre che Qoèlet aveva dedicato il suo libro ai giovani e a quest’ultimi intima di ricordarsi del Dio Creatore non soltanto nella vecchiaia ma anche nella giovinezza ( Qo 12, 1: “Ricordati del tuo creatore / nei giorni della tua giovinezza, /prima che vengano i giorni tristi / e giungano gli anni di cui dovrai dire: “ Non ci provo alcun gusto”) .


In Qo 12, 2- 2: “prima che si oscurino il sole, / la luce, la luna e le stelle…” viene presentato il cosmo che sembra perdere il suo valore, è l’esperienza tipica di chi si sente vicino alla morte.

In questo caso l’anziano è più discreto del giovane, non si “ritrova” nel mondo che lo circonda, attende il sereno dopo la pioggia, arriva uno spiraglio di sole (si sente felice) ma poi ecco scrosciare ancora la pioggia (ricompare la tristezza).

In parallelo viene citato il brano complesso di Mc 13 dove vengono descritti gli ultimi tempi e la venuta del Figlio dell’uomo.


Nei versetti successivi ( Qo 12, 3-8) viene presentata un’immagine triste, cupa, di silenzio, di solitudine, di depressione.

Sembra che all’anziano la minima cosa fa paura ( “ quando si avrà paura delle alture” in questo caso il termine “alture” indica il posto dove venivano posti i pani sacri per propiziare le divinità pagane), il suo corpo è inerte, avvizzito non ha più ardore, virilità anche quando ritorna la primavera ( “quando fiorirà il mandorlo”) e nessun afrodisiaco ha effetto su di lui (“e il cappero non avrà più effetto” il cappero era usato come afrodisiaco). Su di lui si accinge a venire la morte ( “e ritorni la polvere alla terra, com’era prima, / e il soffio vitale torni a Dio, che lo ha dato./ Vanità delle vanità, dice Qoèlet, tutto è vanità.”).


Epilogo (Qo 12, 9-14) viene visto come nota editoriale del “Saggio”, è una post-fazione.

Il “re” lascia al lettore dei consigli:

  • di leggere il suo libro;

  • di fidarsi di Dio ( “Temi Dio e osserva i suoi comandamenti, perché qui sta tutto l’uomo”);

  • di non cercare troppe cose perché portano all’indecisione (“Ancora un avvertimento, figlio mio: non si finisce mai di scrivere libri e il molto studio affatica il corpo”).

Qoèlet usa parole oneste, veritiere (fanno male ma ti permettono di correggerti e camminare sulla retta via “Le parole dei saggi sono come pungoli”) e piacevoli (le parole sono stabili “e come chiodi piantati”).

Il libro di Qoèlet si trova nel mezzo della Bibbia perché ha come propulsione il pensiero della morte.

Di due cose l’uomo/ la donna devono essere certi: si nasce e si muore, non si è infiniti / eterni.

La morte è un’esperienza unica, drammatica e irripetibile ci dice che la vita è esterna, non è fatta da mani d’uomo ma ti viene donata da Dio.

A volte non si riesce a vivere bene perché non si parla, non si pensa alla morte in quanto la si considera una parte negativa. Invece il Sal 90 ( “Insegnaci a contare i nostri giorni/ e acquisiremo un cuore saggio.”) ci istruisce che bisogna fare i conti anche con questo lato meno felice della vita, in quanto gli anni che trascorrono sono contati, contabili e limitati.

Pensare alla morte da un’occasione reale di godere della vita, togliendo “pesi” inutili (un atleta con lo zaino non corre agilmente come uno che è senza).

Un individuo invece che si dimentica che dovrà morire e che dice che non deve rendere niente ha mania di onnipotenza. Nell’incontro viene posta l’analogia con il vizioso che non sa contare i suoi giorni e l’indeciso che è convinto di avere un’infinità di anni da vivere.

La bipolarità della morte: nell’esperienza della morte di una persona cara ti accorgi che ti viene a mancare un tassello fondamentale del “puzzle” della tua vita, in quanto quella persona la consideravi un elemento portante. Questo ti fa capire che quella persona cara non è sostituibile con un’altra in quanto era un pezzo unico così come lo sei tu. Tu sei un capolavoro, un “masterpiece”.

Attenzione!!! La ricerca dell’unicità dell’individuo porta all’eccentrismo.

Ultimamente il cristianesimo viene visto come religione del “wellness”, del benessere, sembra che nei momenti critici che la vita ci propina, la nostra religione abbia effetti terapeutici ma in realtà non è così, questa non è la religione descritta nella Bibbia così si rischia di avere un’immagine distorta della realtà.


Per ridere un po’: nel dialetto lodigiano ci sono due detti riguardanti la vecchiaia:

  • Quand el còrp el se frusta, l’anima la se giusta”.

Significato: Quando il corpo invecchia, l'anima si ravvede.

  • Quand el cül el diventa pàs, el turnà in céŝa a setàs”.



Caterina Pezzoni

1 commento:

Anonymous ha detto...

imparato molto

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