Willem Drast (1652-80) "Ruth e Noemi",
Ashmolean Museum, Oxford
Al termine del primo capitolo, Rut giunge a Betlemme con sua suocera Noemi nel periodo della mietitura dell’orzo.
Nel secondo capitolo, Rut, per mantenere se stessa e la suocera, va a spigolare dietro ai mietitori in un campo, che si scoprirà poi essere di Booz, parente prossimo di Noemi. Egli ha pertanto il diritto di riscatto su Noemi, ovvero deve prendersene cura, così come Dio riscattò Israele dalla schiavitù d’Egitto. Inoltre, Booz può esercitare il levirato, un’usanza prescritta nel Deuteronomio secondo la quale, se un uomo muore senza lasciare figli, il suo parente più prossimo deve sposare la vedova e concepire con essa figli che saranno considerati a pieno titolo figli del defunto. Un’altra norma sancita nella Torah riguarda la spigolatura: al povero, all’orfano e alla vedova è riconosciuto il diritto di raccogliere ciò che viene tralasciato nella mietitura e, di controparte, i proprietari di terreni e frutteti devono avanzare, sprecare.
Come tratto le persone meno colte e meno intelligenti di me? Lascio un po’ indietro per il “povero di cultura”?
Booz sopraggiunge al campo dove sta avvenendo la mietitura ed è attratto dalla figura di Rut, la quale, nonostante la non più giovane età e la vedovanza, ha una presenza di spirito, e si premura che i servi non la importunino; egli giustifica quest’attenzione particolare dicendo di conoscere ciò che ella ha fatto e sta facendo per sua suocera. Booz consola Rut, come essa aveva fatto con Noemi. Si introduce qui il tema della consolazione, di cui una prima dinamica è quella che San Paolo riporta nella II Lettera ai Corinti: racconta di essere stato consolato da Dio e di aver poi consolato. Rut, invece, consola senza essere stata prima consolata e trovandosi anch’essa in uno stato di sconforto, mostrando un’altra possibile dinamica della consolazione.
Come consolo? Sono tra quelli che si nascondono dietro la propria personale desolazione e non consolano?
Le parole con cui Booz consola Rut (Rut 2, 11) ricordano il sacramento del matrimonio, nel quale i futuri coniugi sono chiamati a lasciare la casa e la terra dei genitori e a formare una famiglia in una nuova comunità, e l’atto che Dio chiede ad Abramo di compiere (Gn 12, 1). Rut è qui presentata come una sposa generosa, senza dimenticare che essa è una straniera.
Dopo il pasto, al quale Rut era stata invitata, Booz ordina ai suoi servi di lasciar cadere volutamente qualche spiga in modo tale che ella possa raccoglierla. Booz aiuta Rut senza umiliarla: ciò che essa raccoglierà sarà frutto del suo lavoro.
Come aiuto gli altri? Presto attenzione a non umiliarli?
In questo capitolo, oltre alla generosità e alla capacità di consolare viste nel precedente, vengono evidenziate ulteriori qualità di Rut: è una donna laboriosa, presentata nella bellezza della maturità e capace di equilibrio tra lo sprecare (avanza dal suo pasto delle spighe arrostite che porta a Noemi) e il non sprecare (raccoglie “quasi un’efa di orzo”). è un equilibrio difficile, teso a far godere gli altri sia per la propria prodigalità che per la propria parsimonia.
Il capitolo si conclude con Noemi che percepisce il sentore dell’interesse di Booz per Rut e che incomincia ad accorgersi di essere consolata.
Chiara Tanelli
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