La carità (agàpe) è la capacità di scorgere le cose buone, di riconoscere un valore anche a un cattivo, a un ingiusto, a un nemico. La carità ha uno stretto rapporto con la fede, perché per scoprire un valore in una cosa che sembra non averne (carità) bisogna darle un po’ di fiducia (fede).
Nel capitolo 13 della prima lettera ai corinzi, Paolo descrive le caratteristiche della carità:
“la carità è magnanima”, cioè chi ha la carità è ospitale, con l’animo grande. Quando guarda una persona lo fa in grande, cioè ha una visione d’insieme, non si ferma, come fa il gretto, a un piccolo difetto ma guarda ogni aspetto e sa trovare ciò che c’è di buono.
“è benigna la carità”, cioè è benevola, vuole il bene. Vede il bene solo chi lo vuole, lo desidera, lo cerca. Se non voglio il bene del mio nemico, non vedrò il bene che c’è in lui. “Se anche distribuisco tutte le mie sostanze, e se anche do il mio corpo per essere bruciato”(cioè muoio martire) “ma non ho la carità”(cioè non voglio il bene) “non mi giova nulla.”
“non è invidiosa”. Essa è il contrario dell’invidia, che è non voler vedere, vedere il male; chi è invidioso non vede il bene.
“la carità non si vanta, non si gonfia”. Per vedere il bene bisogna ritirarsi, non occupare tutto lo spazio. Anche Dio quando crea il mondo si ritira, perché se riempisse tutto non ci sarebbe spazio per la creazione.
“non manca di rispetto”, perché rispettare vuol dire “io onoro il Dio che è in te.” Anche “ama il tuo nemico” è inteso in quest’ottica, perché non si sa mai chi si nasconde dietro il tuo nemico. Questo tema non è proprio solo del cristianesimo, ed è legato a quello dell’ospitalità: l’ospite è sacro e finché è in casa mia gode della mia protezione e del mio rispetto perché in lui potrebbe nascondersi un dio.
“non cerca il suo interesse”, chi cerca una cosa che gli interessa vede solo quella. E’ normale che si stringano più facilmente rapporti con le persone “che ci interessano”, ma non bisogna vedere l’altra persona solo nell’ottica del nostro interesse.
“non si adira”, perché l’ira fa occupare tutta la scena, fa gonfiare.
“non tiene conto del male ricevuto”. La carità non nega il male ricevuto, ma non tiene conto solo di quello, valuta la persona nella sua interezza.
“non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità”. Se non sono dispiaciuto che a qualcuno vada storto qualcosa, è perché per me quella persona non vale nulla, cioè non riesco a vedere ciò che di buono c’è in lei. Questa è una reazione piuttosto comune nei confronti di chi ci ha fatto del male, ma a volte in questi casi la carità si manifesta anche solo nel non vendicarsi, nel non “pugnalare” l’altra persona anche se ne avremmo l’occasione. La carità dice: tu non meriti lo stesso trattamento che hai riservato a me (senza però sconfinare nella superbia).
“tutto scusa”. Non nega il male e non lo trasforma in bene, però ammette che dietro a questo male forse c’è qualcosa che non conosco.
“tutto crede”. La carità è possibile se ci si affida, la carità è un atto di fede.
“tutto spera”. Anche nell’uomo più cattivo, di cui proprio non si può dire nulla di buono, la carità vede qualcosa di buono, perché magari in futuro da lui verrà qualcosa di buono. La speranza non è da confondersi con l’illusione, e la differenza è che l’illusione è irrealistica, mentre la speranza è realistica.
“tutto sopporta”, anche il presente cattivo, il passato cattivo, la fatica di ritirarsi e di trovare il buono in ogni cosa…
Dio è carità: Dio è magnanimo, è benigno, non è invidioso, Dio non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non sia adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità; tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.
Matteo Migliorini
Nessun commento:
Posta un commento