"O falce di luna calante
che brilli su l'acque deserte,
o falce d'argento, qual mèsse di sogni
ondeggia al tuo mite chiarore qua giù!"
(Gabriele D’Annunzio – O falce di luna calante)
Con quest’ articolo voglio condividere con voi la visita che ho effettuato al “Vittoriale”, l’ultima casa dove ha vissuto Gabriele D’Annunzio, situata a Gardone Riviera.
Mi concentrerò sulla descrizione della “Prioria” considerata dal poeta un vero e proprio“santuario” e “posto sacro”; è costituita da una serie di stanze quali:
-AL PRIMO PIANO: il Vestibolo, la Stanza del mascheraio, la Stanza della musica, la Stanza del mappamondo, la Zambracca, la Stanza della Leda, la Veranda dell’Apollino, il Bagno blu, la Stanza del lebbroso, il Corridoio della Via Crucis, il Corridoio Gamma, la Stanza delle Reliquie, la Stanza del giglio, l’Oratorio dalmata.
- AL SECONDO PIANO: lo Scrittoio del monco, l’Officina, il Corridoio del labirinto, la Stanza della Cheli.
Breve descrizione di alcune stanze:
Il Vestibolo: è l’ingresso della casa, alla quale si accede, dopo una cancellata in ferro battuto dorato, salendo sette gradini (il numero delle virtù e dei vizi). Prima di salire, a destra, un’edicola con l’Annunciazione a richiamare il nome del poeta, l’arcangelo Gabriele che “annunzia” la nascita di Cristo. Sul pianerottolo una colonna di pietra, alla cui base vi sono i simboli della passione, con sopra un cesto dorato colmo di melograne (simbolo di abbondanza e di prosperità). La colonna separa due stanze: a sinistra “L’Oratorio dalmata” (dove il poeta faceva entrare gli ospiti graditi) e a destra “La stanza del Mascheraio” (dove il poeta faceva entrare gli ospiti meno graditi).
La stanza del mascheraio: come detto in precedenza era usata dal poeta come stanza d’ aspetto per gli ospiti poco graditi. Sullo specchio una scritta si rivolge “Al Visitatore. Teco porti lo specchio di Narciso?/ Questo è piombato vetro o mascheraio./ Aggiusta le tue maschere al tuo viso/ ma pensa che sei vetro contro acciaio”. Il severo monito sembra fosse rivolto in particolar modo a Mussolini, che visitò più volte d’Annunzio al Vittoriale. Nella stanza vi sono: scaffali contenenti libri appartenuti a Heinrich Thode, un grammofono, una radio e alcuni dischi. Di particolar spicco un lampadario in vetro di Murano a forma di cornucopia.
La stanza della musica: è una stanza poco illuminata in quanto il poeta era fotofobico e le pareti sono coperte da una stoffa di damasco rossa per rendere migliore l’acustica. Vi sono pianoforti a coda, strumenti musicali, oggetti che richiamano la mitologia (un Eros,un kouros dorato e ingioiellato, un’Afrodite, un Ermes, una Diana cacciatrice, un Centauro arciere, un Apollo musagete e una Leda amata da Zeus) e oggetti orientali (Buddha e dragoni cinesi).
La stanza della Leda: E’ la camera da letto, è immersa nei colori dominanti dell’oro e dell’azzurro e illuminata dalla luce della Veranda dell’Apollino. La stanza prende il nome dal gesso dorato (collocato in una nicchia accanto ad animali in argento) copia di un originale ellenistico raffigurante l’unione tra Leda e Giove, che secondo il mito, innamoratosi della bellissima principessa greca, per possederla si tramutò in cigno.Sul soffitto a travi lignee vi sono i versi tratti dalle Rime di Dante.
Vi sono anche oggetti della cultura orientale.
Il bagno blu: costituito da elegantissimi sanitari di color blu e dalle piastrelle di broccatello rosa di Verona del pavimento , non era utilizzato come bagno di servizio.
D’Annunzio ebbe sempre grande cura del proprio corpo e amava i profumi.
Il bagno è arredato con tappeti orientali, vi sono piani d’appoggio e ottocentocinquanta oggetti in uno spazio esiguo tra ceramiche, vetri, statuette, gessi, bronzi, bacili, ampolle, servizi da toilette, animali di ogni genere ed oggetti di culture ed epoche diverse.
La stanza del lebbroso: è stata pensata dal poeta come posto di meditazione e futura camera funeraria: lo spazio più privato e denso di simboli di tutta la casa. La camera prende il nome dal dipinto sopra il letto raffigurante San Francesco che abbraccia D’Annunzio lebbroso (il poeta si immaginava lebbroso).Accanto al letto una statua lignea di San Sebastiano trafitto. Sui pannelli del soffitto tra gli stucchi dorati con i simboli della passione di Cristo, cinque sante in volo (Santa Sibilla di Fiandra, Santa Elisabetta d’Ungheria, Santa Odila d’Alsazia, Santa Giuditta di Polonia e Santa Caterina da Siena).Ai piedi del letto vi sono tre gradini sui quali vi sono collocate due pelli di leopardo. Il letto vuole richiamare la nascita (la culla) e la morte (la bara).Anche qui vi sono riferimenti alla cultura orientale.
La stanza delle reliquie: era destinata ad accogliere reliquie e testimonianze di tutte le religioni. D’Annunzio era ateo ma profondamente attirato dalla spiritualità francescana e monastica, era curioso e si interessava in ugual misura alle religioni più disparate. Era un’ex stanza da musica ( ce lo fa capire la vetrata di Santa Cecilia all’organo) e da pranzo, conteneva cimeli dell’impresa di Fiume e della Prima Guerra Mondiale. Vi è appeso un arazzo fiammingo di soggetto biblico, in cui alcune figure mostrano le cinque dita di una mano, si legge il motto: “ Cinque le dita, cinque le peccata”: D’Annunzio esclude, infatti, dai sette vizi capitali, avarizia e lussuria.
Vi sono: quarantuno antiche statue lignee policrome di santi collocate su un’alta mensola; dipinti di soggetto religioso; due veri e propri altari (la “piramide di idoli” colma di statuette orientali; e un ciborio cinquecentesco in legno dorato coperto da simboli religiosi, reliquiari settecenteschi ).
L’Oratorio dalmata: è la sala d’aspetto per gli ospiti graditi. Per il poeta l’amicizia era considerata “sacra”. Vi sono libri, candelabri, immagini sacre,oggetti sacri e oggetti “profani”. Sul caminetto è incisa la frase tratta dal Cantico delle Creature di San Francesco: “Lodato sia mio Signore per frate fuocho, per il quale tu alumini la nocte et ello è bello et iocundo et robustissimo et forte”.
Lo Scrittoio del monco: sull’architrave della porta di questa stanza è scolpita una mano mozzata e scuoiata, rossa di sangue, con il motto “Recisa quiescit” (“tagliata riposa”). E’ l’ingresso dello Scrittorio del monco, studiolo adibito alla corrispondenza, D’Annunzio pensò di munirsi di un registratore per dettare le risposte senza stancarsi nella scrittura. L’ambiente è semplice, le pareti sono rivestite di scaffali contenenti libri di letteratura italiana e francese. Vi sono quattro frasi lungo le cornici superiori di Leonardo Da Vinci ( “Acciocché tu più cose possa, più ne sostieni”; “Niuna casa è si piccola che non la faccia grande un magnifico abitatore”; “Se tu vuoi che la tua casa ti paia grandissima pensa al sepolcro”; “E chi non ha sepoltura è coperto dal cielo”.
La Stanza della Cheli: è detta anche Cenacolo dell’angelo ( “angelo dell’astinenza” si definiva Gabriele, che amava dare di sé l’immagine di un uomo mai involgarito da un’eccessiva alimentazione), prende il nome dalla tartaruga donata al poeta e morta di indigestione per aver mangiato, nello splendido giardino della Prioria, troppe tuberose. Quest’ultima era un monito per l’invitato, non mangiare troppo o farai la fine della tartaruga.
L’atmosfera è calda e accogliente, i colori dominanti sono il rosso, l’oro, il nero e l’azzurro. D’Annunzio quasi mai pranzava in compagnia dei suoi invitati, voleva però che la tavola fosse perennemente e sontuosamente imbandita; di particolar pregio sono i pavoni in argento e i “piatti francescani” (sottopiatti in argento sbalzato), il gruppo bronzeo del Satiro che insegue una ninfa. Anche qui vi sono riferimenti alla cultura orientale (il Buddha magro e il Buddha grasso).
Questa casa, a mio parere strana ma suggestiva, rispecchia la personalità del poeta.
Caterina Pezzoni
Mi concentrerò sulla descrizione della “Prioria” considerata dal poeta un vero e proprio“santuario” e “posto sacro”; è costituita da una serie di stanze quali:
-AL PRIMO PIANO: il Vestibolo, la Stanza del mascheraio, la Stanza della musica, la Stanza del mappamondo, la Zambracca, la Stanza della Leda, la Veranda dell’Apollino, il Bagno blu, la Stanza del lebbroso, il Corridoio della Via Crucis, il Corridoio Gamma, la Stanza delle Reliquie, la Stanza del giglio, l’Oratorio dalmata.
- AL SECONDO PIANO: lo Scrittoio del monco, l’Officina, il Corridoio del labirinto, la Stanza della Cheli.
Breve descrizione di alcune stanze:
Il Vestibolo: è l’ingresso della casa, alla quale si accede, dopo una cancellata in ferro battuto dorato, salendo sette gradini (il numero delle virtù e dei vizi). Prima di salire, a destra, un’edicola con l’Annunciazione a richiamare il nome del poeta, l’arcangelo Gabriele che “annunzia” la nascita di Cristo. Sul pianerottolo una colonna di pietra, alla cui base vi sono i simboli della passione, con sopra un cesto dorato colmo di melograne (simbolo di abbondanza e di prosperità). La colonna separa due stanze: a sinistra “L’Oratorio dalmata” (dove il poeta faceva entrare gli ospiti graditi) e a destra “La stanza del Mascheraio” (dove il poeta faceva entrare gli ospiti meno graditi).
La stanza del mascheraio: come detto in precedenza era usata dal poeta come stanza d’ aspetto per gli ospiti poco graditi. Sullo specchio una scritta si rivolge “Al Visitatore. Teco porti lo specchio di Narciso?/ Questo è piombato vetro o mascheraio./ Aggiusta le tue maschere al tuo viso/ ma pensa che sei vetro contro acciaio”. Il severo monito sembra fosse rivolto in particolar modo a Mussolini, che visitò più volte d’Annunzio al Vittoriale. Nella stanza vi sono: scaffali contenenti libri appartenuti a Heinrich Thode, un grammofono, una radio e alcuni dischi. Di particolar spicco un lampadario in vetro di Murano a forma di cornucopia.
La stanza della musica: è una stanza poco illuminata in quanto il poeta era fotofobico e le pareti sono coperte da una stoffa di damasco rossa per rendere migliore l’acustica. Vi sono pianoforti a coda, strumenti musicali, oggetti che richiamano la mitologia (un Eros,un kouros dorato e ingioiellato, un’Afrodite, un Ermes, una Diana cacciatrice, un Centauro arciere, un Apollo musagete e una Leda amata da Zeus) e oggetti orientali (Buddha e dragoni cinesi).
La stanza della Leda: E’ la camera da letto, è immersa nei colori dominanti dell’oro e dell’azzurro e illuminata dalla luce della Veranda dell’Apollino. La stanza prende il nome dal gesso dorato (collocato in una nicchia accanto ad animali in argento) copia di un originale ellenistico raffigurante l’unione tra Leda e Giove, che secondo il mito, innamoratosi della bellissima principessa greca, per possederla si tramutò in cigno.Sul soffitto a travi lignee vi sono i versi tratti dalle Rime di Dante.
Vi sono anche oggetti della cultura orientale.
Il bagno blu: costituito da elegantissimi sanitari di color blu e dalle piastrelle di broccatello rosa di Verona del pavimento , non era utilizzato come bagno di servizio.
D’Annunzio ebbe sempre grande cura del proprio corpo e amava i profumi.
Il bagno è arredato con tappeti orientali, vi sono piani d’appoggio e ottocentocinquanta oggetti in uno spazio esiguo tra ceramiche, vetri, statuette, gessi, bronzi, bacili, ampolle, servizi da toilette, animali di ogni genere ed oggetti di culture ed epoche diverse.
La stanza del lebbroso: è stata pensata dal poeta come posto di meditazione e futura camera funeraria: lo spazio più privato e denso di simboli di tutta la casa. La camera prende il nome dal dipinto sopra il letto raffigurante San Francesco che abbraccia D’Annunzio lebbroso (il poeta si immaginava lebbroso).Accanto al letto una statua lignea di San Sebastiano trafitto. Sui pannelli del soffitto tra gli stucchi dorati con i simboli della passione di Cristo, cinque sante in volo (Santa Sibilla di Fiandra, Santa Elisabetta d’Ungheria, Santa Odila d’Alsazia, Santa Giuditta di Polonia e Santa Caterina da Siena).Ai piedi del letto vi sono tre gradini sui quali vi sono collocate due pelli di leopardo. Il letto vuole richiamare la nascita (la culla) e la morte (la bara).Anche qui vi sono riferimenti alla cultura orientale.
La stanza delle reliquie: era destinata ad accogliere reliquie e testimonianze di tutte le religioni. D’Annunzio era ateo ma profondamente attirato dalla spiritualità francescana e monastica, era curioso e si interessava in ugual misura alle religioni più disparate. Era un’ex stanza da musica ( ce lo fa capire la vetrata di Santa Cecilia all’organo) e da pranzo, conteneva cimeli dell’impresa di Fiume e della Prima Guerra Mondiale. Vi è appeso un arazzo fiammingo di soggetto biblico, in cui alcune figure mostrano le cinque dita di una mano, si legge il motto: “ Cinque le dita, cinque le peccata”: D’Annunzio esclude, infatti, dai sette vizi capitali, avarizia e lussuria.
Vi sono: quarantuno antiche statue lignee policrome di santi collocate su un’alta mensola; dipinti di soggetto religioso; due veri e propri altari (la “piramide di idoli” colma di statuette orientali; e un ciborio cinquecentesco in legno dorato coperto da simboli religiosi, reliquiari settecenteschi ).
L’Oratorio dalmata: è la sala d’aspetto per gli ospiti graditi. Per il poeta l’amicizia era considerata “sacra”. Vi sono libri, candelabri, immagini sacre,oggetti sacri e oggetti “profani”. Sul caminetto è incisa la frase tratta dal Cantico delle Creature di San Francesco: “Lodato sia mio Signore per frate fuocho, per il quale tu alumini la nocte et ello è bello et iocundo et robustissimo et forte”.
Lo Scrittoio del monco: sull’architrave della porta di questa stanza è scolpita una mano mozzata e scuoiata, rossa di sangue, con il motto “Recisa quiescit” (“tagliata riposa”). E’ l’ingresso dello Scrittorio del monco, studiolo adibito alla corrispondenza, D’Annunzio pensò di munirsi di un registratore per dettare le risposte senza stancarsi nella scrittura. L’ambiente è semplice, le pareti sono rivestite di scaffali contenenti libri di letteratura italiana e francese. Vi sono quattro frasi lungo le cornici superiori di Leonardo Da Vinci ( “Acciocché tu più cose possa, più ne sostieni”; “Niuna casa è si piccola che non la faccia grande un magnifico abitatore”; “Se tu vuoi che la tua casa ti paia grandissima pensa al sepolcro”; “E chi non ha sepoltura è coperto dal cielo”.
La Stanza della Cheli: è detta anche Cenacolo dell’angelo ( “angelo dell’astinenza” si definiva Gabriele, che amava dare di sé l’immagine di un uomo mai involgarito da un’eccessiva alimentazione), prende il nome dalla tartaruga donata al poeta e morta di indigestione per aver mangiato, nello splendido giardino della Prioria, troppe tuberose. Quest’ultima era un monito per l’invitato, non mangiare troppo o farai la fine della tartaruga.
L’atmosfera è calda e accogliente, i colori dominanti sono il rosso, l’oro, il nero e l’azzurro. D’Annunzio quasi mai pranzava in compagnia dei suoi invitati, voleva però che la tavola fosse perennemente e sontuosamente imbandita; di particolar pregio sono i pavoni in argento e i “piatti francescani” (sottopiatti in argento sbalzato), il gruppo bronzeo del Satiro che insegue una ninfa. Anche qui vi sono riferimenti alla cultura orientale (il Buddha magro e il Buddha grasso).
Questa casa, a mio parere strana ma suggestiva, rispecchia la personalità del poeta.
Caterina Pezzoni
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