Appunti
dell'incontro biblico del 12/10/2012 con
don Cesare Pagazzi
Giacobbe
è figlio di Isacco e Rebecca ed è fratello gemello di Esaù.
Gen 25,21: racconta che Isacco supplica
il Signore per sua moglie Rebecca, perché era sterile. Il Signore lo
esaudisce e la sua consorte resta incinta.
Isacco
e Rebecca sono in attesa di due terribili fratelli: Esaù e Giacobbe,
i primi gemelli di cui parla la Bibbia. La lotta per il posto segna
la vita dei due fin dal concepimento; infatti la madre Rebecca
percepisce i due gemelli mentre si urtano e si maltrattano già nel
suo grembo (cfr. Gen 25,22).
Gen
25,24-26: descrive il momento del parto di Rebecca come una gara:
Esaù esce per primo, ma letteralmente tallonato dal fratello che
trattiene il vincitore per il calcagno, nell’estremo tentativo di
ribaltare la situazione a proprio favore.
Per
questo il secondo viene chiamato “Giacobbe”, vale a dire
“Tallonatore”.
Una
volta adulti, i due fratelli si specializzano in ambiti diversi:
Esaù
è un abile cacciatore mentre Giacobbe preferisce il lavoro
amministrativo dell’accampamento (cfr. Gen 25,27).
(Esaù
è il figlio prediletto del padre mentre Giacobbe è il figlio
prediletto della madre).
Gen
25,29: descrive come Esaù vende la primogenitura a Giacobbe per un
piatto di minestra: “Una volta Giacobbe aveva cotto una minestra;
Esaù arrivò dalla campagna ed era sfinito. Disse a Giacobbe: «
Lasciami mangiare un po’ di questa minestra rossa perché io sono
sfinito». Per questo fu chiamato Edom. Giacobbe disse: « Vendimi
subito la primogenitura». Rispose Esaù: «Ecco, sto morendo: a che
mi serve allora la primogenitura? ». Giacobbe diede a Esaù il pane
e la minestra di lenticchie; questi mangiò e bevve, poi si alzò e
se ne andò. A tal punto Esaù aveva disprezzato la primogenitura….”.
In
quest’incontro fuci viene inoltre trattato il tema della rivalità
fraterna.
Essa
contribuisce alla definizione dell’identità e tuttavia resta il
fatto che il conflitto lascia sempre una traccia di risentimento e di
sofferenza. Accorgersi (o immaginare) che il fratello è “più
amato”- perché è il più grande, o il più piccolo; perché è
diligente, o scapestrato; perché è il vincente nato, o il perdente
nato - non è mai indolore e lascia sempre in bocca l’amaro
sospetto che non ci sia posto per tutti.
Bibliografia:
G.C. PAGAZZI, C’è posto per tutti. Legami fraterni, paura,
fede, Vita e Pensiero, Milano 2008.
Caterina
Pezzoni
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