sabato 1 dicembre 2007

Lettere da Milano: Decideranno per te

Via Francesco Sforza, Ospedale Maggiore di Milano; davanti a questa struttura viene naturale pensare a quelli che si trovano costretti a entrarci e ai molti che probabilmente non ne usciranno e viene da pensare anche a tutti quei medici, veri e propri "missionari" che accompagnano la vita o purtroppo spesso la morte di queste persone.

Con molta meno naturalezza si riesce ad accostare la vita umana ad un progetto di legge, peggio ancora a dei progetti di legge che vanno contro il naturale ciclo della vita umana: fecondazione, vita embrionale, nascita, morte.

Ci sarebbe da storcere il naso anche quando questi progetti di legge sono presentati da personaggi ambigui, politici che non hanno ancora ben capito la differenza tra individuo e persona: ma questa è un altra storia.

Ogni disegno di legge, che può essere o meno approvato e successivamente promulgato come legge, al suo interno contiene delle norme che devono avere determinate caratteristiche quali la positività, l' astrattezza, la coercibilità e la generalità.

A noi di queste caratteristiche interessa soprattutto la generalità. Il carattere della generalità, che può tra l' altro considerarsi la giuridicizzazione del principio politico di uguaglianza, consiste nel fatto che le norme non hanno per destinatari persone individuate a priori, bensì piuttosto una categoria, una serie di persone.

Questa caratteristica fatica sicuramente a combaciare con la pluralità dei casi clinici esistenti, col rapporto medico paziente e soprattutto in casi dove il paziente è un malato terminale. E' dunque praticamente impossibile rispettare il carattere della generalità quando ci sono in gioco rapporti così singoli e personali, e perchè in gioco, a questo punto, non ci sono più diritti e sottodiritti più o meno importanti, ce n' è solo uno ed è il più importante, il diritto alla vita.

Andrea Ripamonti

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