Ecco il secondo dei sette articoli di Francesco Grossi
La montagna è una danza
I primi passi in montagna ricordano quelli mossi da un bimbo: incerti e mal equilibrati, un incedere a tastoni. Assuefatti al piatto e liscio cemento e a scarpe più decorative che pratiche, dobbiamo imparare a muovere il nostro corpo in uno spazio pienamente tridimensionale. Una volta superato lo shock, si inizia ad apprezzare la sfida: ogni passo è un gioco di equilibri, forze e posizione del proprio corpo da capire, da gustare.
La fatica poi arriva a complicare il tutto, con il suo velo di pesantezza e di sudore. Una nuova sfida che si può vincere con la pazienza e la perseveranza, virtù rare ma necessarie alla vita; e lo stesso corpo che nella salita si lamentava, una volta giunto alla meta lancerà segnali di soddisfazione e gratitudine. Così è il nostro corpo, che giustamente ci tiene aggiornati sul suo stato perché possiamo fare le scelte migliori, ma che segretamente aspira ad essere messo alla prova, perché ogni arto e muscolo e tendine sia utile.
E quando l’esperienza ci avrà formati, l’allenamento irrobustiti e l’equipaggiamento ci avrà dato fiducia, scopriremo che muoversi in montagna è come una danza libera, elegante ed armonica, perfetta unione tra la creatività della mente e la sapienza del corpo.
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