Appunti
dell'incontro biblico del 01/02/2013 con
don Cesare Pagazzi
Trascorsi circa
vent’anni, Giacobbe, con undici figli, una figlia e l’amata
Rachele incinta del secondo figlio, decide di allontanarsi da Làbano
e fa marcia verso l’accamento di Isacco, ma sa che sulla strada sta
ancora Esaù.
A viaggio
inoltrato, Giacobbe gli spedisce messaggeri (Gen 32,5) e gli offre
ricchi doni che ha accumulato presso lo zio/suocero.
L’incontro
col fratello si preannuncia spaventoso poiché gli inviati riportano
la notizia che Esaù sta marciando “con quattrocento uomini” (Gen
32,7).
La reazione di
Giacobbe la si trova in Gen 32,8-9: “Giacobbe si spaventò molto e
si sentì angustiato; allora divise in due accampanti la gente che
era con lui, il gregge, gli armenti e i cammelli. Pensava, infatti: «
Se Esaù raggiunge un accampamento e lo sconfigge, l’altro si
salverà…».
Arrivato il
momento del faccia a faccia cruciale, ecco Giacobbe prostrarsi sette
volte davanti al fratello,ma il maggiore “gli corse incontro, lo
abbracciò, gli si gettò al collo, lo baciò e insieme piansero…”
(cfr. Gen 33,4).
I due fratelli
dopo vent’anni si riappacificano e purchè distanti, in questo
frangente di tempo, sono stati legati nella forma della distanza
(bisogna avere la pazienza e l’umiltà di aspettare il tempo
opportuno per “fare pace”).
In ogni legame,
anche in quello fraterno, c’è sempre qualcosa di sorprendente!!!
Di comune
accordo, i due fratelli si separano di nuovo per ritrovarsi l’ultima
volta al funerale del padre Isacco (cfr. Gen 35,29).
Giacobbe arriva
a Sichem, una città che si trova nella terra di Canaan (cfr. Gen
33,18).
In Gen 34
vengono descritti i seguenti eventi:
- Il rapimento di Dina (cfr. Gen 34,1-5).
- L’accordo matrimoniale tra i figli di Giacobbe e i Sichemiti (Gen 34,6-24).
- Il massacro dei Sichemiti “ad opera” di Simeone e Levi( cfr. Gen 34,25-31).
Giacobbe, dopo
che Simeone e Levi hanno compiuto il massacro, fugge insieme alla sua
famiglia e si stabiliscono a Betel come gli aveva ordinato Dio (cfr.
Gen 35).
In Gen 35,16-19
viene narrata la nascita di Beniamino e la morte di Rachele.
STORIA DI
GIUSEPPE
In Gen 37,2-4
troviamo Giuseppe che riferisce al padre Giacobbe chiacchiere maligne
sui suoi fratelli (“l’incesto” tra Ruben (il figlio maggiore di
Giacobbe) e la concubina di Giacobbe, Bila cfr. Gen 35, 21-22).
Israele
(Giacobbe) amava Giuseppe più di tutti i suoi figli, perché era il
figlio avuto in vecchiaia da Rachele (la sua sposa prediletta), e per
questo gli regala una tunica con maniche lunghe ( in ebraico “tunica”
si dice “kotonet” e si rifà a Gen 3,21 quando Dio consegna le
tuniche ad Adamo ed Eva dopo il peccato). La tunica è il premio
della predilezione, i suoi fratelli per questo lo odiavano.
Giuseppe
“approfitta” della predilezione paterna ma sbaglia.
In Gen 37, 5-11
vengono descritti i sogni che fa Giuseppe:
- Il primo sogno lo racconta ai fratelli e questi ultimi lo odiarono ancora di più a causa dei suoi sogni e delle sue parole.
- Il secondo sogno lo racconta ai fratelli e al padre. Giacobbe rimproverò Giuseppe (perché ha paura del suo futuro successore) e i suoi fratelli divennero invidiosi di lui.
Ma
Giuseppe non millanta nulla, non dice bugie, perché effettivamente
alla fine del racconto diventerà faraone e salverà la vita a suo
padre e ai suoi fratelli. Giuseppe però non si rende conto di fare
del male, nonostante abbia detto il vero. La verità, alcune volte,
può far male, è come se “si getta del sale sulle ferite non del
tutto rimarginate”.
Dopo aver
ascoltato il sogno di Giuseppe, Giacobbe, si sente toccato sul vivo e
per impartirgli una lezione, manda il figlio prediletto a raggiungere
i fratelli al pascolo, situato a Sichem. Giuseppe si ritrova così
come un agnello in mezzo ai lupi, in quanto i suoi fratelli lo
odiano, come viene ribadito più volte nella narrazione.
Giuseppe
s’incammina verso i fratelli e durante il tragitto incontra un uomo
che gli pone una domanda isolita: «Che cosa cerchi?». Giuseppe
risponde allo sconosciuto che è in cerca dei suoi fratelli e gli
chiede indicazioni per trovarli. L’uomo risponde che i suoi
fratelli erano diretti a Dotan. (cfr. Gen 37,12-17 che viene ripreso
anche dallo scrittore T. Mann nel romanzo “Giuseppe e i suoi
fratelli” che fa coincidere l’uomo con un angelo.
La domanda «
Che cosa cerchi?» è la stessa che pone Gesù ai suoi discepoli «Che
cosa cercate?» cfr. Gv 1,38).
Giuseppe
ripartì in cerca dei suoi fratelli e li trovò a Dotan.
BIBLIOGRAFIA:
G.C. PAGAZZI, C’è posto per
tutti. Legami fraterni, paura, fede, Vita e
Pensiero, Milano 2008.
Caterina Pezzoni
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