Appunti
dell'incontro biblico del 12-04-13 con
don Cesare Pagazzi
In
quest'incontro si riprende il passo di Gen 39,1ss, dove per tre volte
si fa riferimento alle azioni compiute da Giuseppe attraverso le
mani.
Piccola
curiosità: in tedesco "azione" si traduce con la parola
"handung" la cui radice è "hand" che significa
"mano".
Per
la Sacra Scrittura solo due soggetti sono dotati di mani:
- Dio: che prende la terra e la plasma per creare Adamo e sottrae la costola di quest'ultimo per creare Eva; ed inoltre c'è un riferimento alle mani di Dio nel Sal 118.
- Gli uomini: il tatto è il piu' antico senso che l'uomo possiede (ce l'ha fin dal grembo materno) e non si rende conto che la gran parte delle cose, le fa con le mani. Per esempio l'azione del "scegliere": per indicare un oggetto scelto, viene implicato l'uso dell'indice.
Nella
Bibbia ci sono mani:
-
rapaci,
-
insanguinate,
-
che si protendono verso i poveri,
-
che sono alzate in preghiera ma nonostante questo non piacciono al
Signore.
Anche
Gesù compie gesti con le mani:
- PRENDE
il pane,
- SPEZZA il pane,
- BENEDICE
il pane.
Riguardo
a queste azioni, c'è un particolare da non dimenticare e cioè che
prima di "spezzare" e "benedire", Gesù "prende"
il pane.
In
greco, il verbo utilizzato per dire "prendere" è "lambano"
(λαμβάνω)
che
ha il duplice significato di:
-prendere,
-
ricevere.
La
cosa più aberrante per la Bibbia è la mano vuota in quanto rifiuta
il bene di ogni cosa; inoltre sempre per la Sacra Scrittura, la mano
destra ha un valore superiore rispetto alla mano sinistra.
Il
grande filosofo Aristotele dice che la mano è come l'anima.
Lazione
che luomo compie maggiormente con le mani è prendere e da
questo predicato derivano i verbi:
- com-prendere,
- ri-prendere/ri-prendersi,
- sor-prendere/sor-prendersi,
- intra-prendere.
Grazie
alla mano facciamo azioni simboliche, per esempio, il gesto del
"salutare con la mano" che significa "sono disarmato".
La
mano umana entra nell'ordine degli effetti e gli effetti entrano
nell'ordine della mano umana.
Ci
sono "cose" a portata di mano e "cose"
indisponibili.
Dopo
questa breve parentesi sul significato dell'uso della mano, si
ritorna al racconto, con il passo di Gen 39,7-10: ora la casa di
Potifar è abitata da due uomini (lo stesso Potifar che è eunuco e
Giuseppe che è bello di forma e attraente) e una donna (la moglie di
Potifar).
Quest'ultima
è terribilmente triste perché vive un dramma di solitudine, in
quanto Potifar è eunuco e non può soddisfare le sue "esigenze"
(è una donna che ha bisogno di essere accolta anche "fisicamente").
Per questo motivo getta gli occhi su Giuseppe e gli dice di coricarsi
insieme a lei. Ma Giuseppe rifiuta, rispondendo che Potifar gli ha
proibito di "toccarla".
Cfr.
Gen 39,11-21: Un altro giorno, Giuseppe, entrò in casa per fare il
suo lavoro, mentre non c'era alcuno dei domestici. Ella lo afferrò
per la veste, dicendo: "Coricati con me!". Ma egli le
lasciò tra le mani la veste, fuggì e se ne andò fuori. La moglie
di Potifar con in mano la veste di Giuseppe, chiamò i suoi domestici
e disse loro che Giuseppe si era accostato per coricarsi con lei ed
allora lei ha gridato a gran voce e lui udendo le sue grida, era
scappato. Disse le stesse cose anche al marito, tant'è che
quest'ultimo si accese d'ira, prese Giuseppe e lo mise in prigione.
Ma il Signore fu con Giuseppe e gli fece trovare grazia agli occhi
del comandante della prigione (probabilmente il comandante della
prigione è ancora Potifar) che gli affidò tutti i carcerati.
In
Gen 40 il narratore si concentra sul racconto della prigione. A
Giuseppe, viene richiesto, dal coppiere e dal panettiere del faraone
(entrambi carcerati), di interpretare i loro sogni: al primo, gli
viene predetto che riceverà un incarico importante tra tre giorni,
mentre al secondo, viene predetto che morirà tra tre giorni.
Dopo
l'interpretazione dei sogni, Giuseppe, vorrebbe un po' di
riconoscenza dal coppiere (dopo tre giorni fu scarcerato e
reintegrato come capo dei coppieri dal faraone) per il favore svolto,
chiedendogli di ricordarsi di lui, ma quest'ultimo si dimenticò di
lui.
Caterina
Pezzoni
Nessun commento:
Posta un commento